back to top
venerdì 24 Ottobre 2025
spot_img
spot_img

Condono 2002, evasori beffano il fisco, non versati 4,2 mld

I beneficiari del super condono 2002-2004 dopo aver versato la prima rata continuano a non saldare il conto. All’appello  mancano ancora 4,18 miliardi. E il governo elimina la fidejussione sulle somme rateizzate a seguito di adesione e conciliazione.

Di Oreste Saccone

Mentre il governo si appresta a varare una nuova manovra con sacrifici sul versante dello stato sociale e nuovi inasprimenti fiscali che andranno a colpire soprattutto contribuenti che già pagano, lo Stato mostra tutta la sua debolezza nei confronti degli evasori. Da anni non riesce ad incassare somme dichiarate in sede di condono per ottenere i benefici della sanatoria e mai versate. Dal condono tombale del 2002-2004 mancano all’appello ancora 4,18 miliardi. Una vera e propria ‘doppia beffa’ messa a segno dagli evasori anche grazie alle scelte normative del ‘governo del condono’. E la storia potrebbe ripetersi nuovamente. Con la manovra anti crisi è stato abolito l’obbligo della garanzia fidejussoria in caso di rateizzazione delle somme dovute a seguito di accertamento con adesione e conciliazione giudiziale. Anzichè fare spot sui ‘parassiti’ evasori sarebbe meglio colpirli con norme più incisive.

{jcomments on}

 

Gli evasori, che hanno aderito al condono varato dal governo Berlusconi-Tremonti nel 2002, non soddisfatti di aver ottenuto un maxisoconto sulle somme da pagare e l’impunità per i reati tributari e non tributari connessi, continuano a beffare il fisco non versando le somme dichiarate in sede di sanatoria. All’appello mancano ancora 4,18 miliardi, di cui circa 2,76 mld relativi ad omessi versamenti (art. 9bis) e la parte residua di 1,42 miliardi relativi alle altre forme di condono. Per gli addetti ai lavori la mancata riscossione di una parte non trascurabile del gettito da condono, oggi pari a circa il 16,2% del totale delle somme dovute dai condonati (26 miliardi di euro), non è stato un fenomeno del tutto imprevisto. Una delle cause del mancato gettito di 4,2 mld va cercata nella possibilità di rateizzazione delle somme dovute senza fidejussione. Il legislatore dell’epoca (stesso governo e stessa maggioranza parlamentare di oggi), per rendere più appetibile l’adesione alla sanatoria fiscale e fare cassa, non ha vincolato l’efficacia del condono al versamento dell’intera somma dovuta, consentendo di godere dei benefici del condono, anche in sede penale, con la presentazione della dichiarazione, se richiesta, ed il versamento della sola prima rata, senza prevedere alcuna forma di garanzia fidejussoria a tutela del residuo credito erariale.

Il campanello d’allarme era stato lanciato dalla Corte dei conti già nel novembre 2008, che aveva certificato in 5,2 mld le somme non ancora versate rispetto ai 26 mld dichiarati dai condonati. Un ammanco reso possibile dalla normativa che aveva stabilito che per gli importi superiori a 3.000 euro per le persone fisiche e 6.000 per le società era sufficiente versare la prima rata per rendere valido il condono. A seguito dell’ intervento dei giudici contabili, sono state introdotte una serie di norme con l’obiettivo di rafforzare la riscossione coattiva delle somme dovute. In particolare, è stato consentito al concessionario della riscossione di agire direttamente in via di espropriazione immobiliare per i debiti da condono iscritti a ruolo di importo superiore a 5.000 euro, senza dovere prima procedere all’iscrizione di ipoteca ed attendere ulteriori 6 mesi per l’esecuzione ( art. 16 bis della L.189/2002, introdotto dall’art. 32 del Dl. 185/2008). Inoltre, è stato previsto che l’agente della riscossione, decorso inutilmente il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale di pagamento, possa accedere all’anagrafe dei rapporti finanziari, allo scopo di individuare beni da pignorare al contribuente moroso.

Ciononostante, come si evidenzia anche dalla recente relazione al rendiconto generale dello Stato 2010 della stessa Corte, la situazione delle somme recuperate da Equitalia nell’ultimo anno è palesemente deludente. Le aspettative del Ministro erano di riscuotere per ciascuno degli anni 2009,2010 e 2011, 300 milioni di euro in più rispetto al recupero ordinario. In dodici mesi invece, cioè dal 26 febbraio 2010 al 28 febbraio 2011, le somme riscosse in via coattiva ammontano a soli 139 milioni di euro. Sono, inoltre, stati disposti sgravi dall’Agenzia delle entrate per circa 298 milioni di euro.. Dalla relazione della Corte dei conti emerge che “Alquanto parziale e limitata è risultata finora la possibilità di utilizzazione in via prioritaria dell’accesso all’anagrafe dei rapporti finanziari allo scopo di individuare beni suscettibili di pignoramento”. Restano ancora da riscuotere circa 4,18 mild, ma la deludente performance del 2010 induce a dubitare sulla effettiva possibilità di recupero di altre quote rilevanti di quanto ancora dovuto per effetto del condono 2002 – 2004, a meno che non si procederà in modo sistematico all’utilizzo delle indagini finanziarie.

Ma nonostante l’esperienza la storia si ripete. E le norme a maglie larghe continuano ad essere varate dal governo e approvate dal Parlamento. Con la recente manovra anticrisi il governo, al fine di favorire la deflazione delle controversie tributarie di maggiore valore economico ( superiori a 50.000 euro), consente la chiusura agevolata in adesione degli accertamenti fiscali o in sede di conciliazione giudiziale proponendo lo stesso schema procedimentale che ha causato il mancato gettito da condono di 4,18 miliardi. E cioè, in caso di pagamento a rate, l’adesione e la conciliazione si perfezionano col solo versamento della prima rata. A garanzia del pagamento delle rate successive alla prima non è più dovuta alcuna forma di garanzia (polizza fideiussoria o fidejussione bancaria). In caso di mancato pagamento si procederà in via di riscossione coattiva, a mezzo ruolo, e sul residuo importo dovuto a titolo di tributo si applicherà la sanzione del 60% ( art. 8, comma 3bis, dlgs. 218/97). In concreto, l’evasore colto in castagna potrà godere già al momento del pagamento della prima rata dei benefici propri dell’adesione e della conciliazione, poi, in caso di mancato pagamento delle rate successive , avrà modo di usufruire di una lunga dilazione della procedura di riscossione coattiva, con la possibilità di precostituire una situazioni di insolvenza.

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Attualità

Rubriche