Di Luciano Cerasa
In questi giorni da più parti ci ricordano che abbiamo un debito pubblico da record. E’ vero ma si dimentica di dire che abbiamo anche un’evasione fiscale gigantesca (le ultime stime Istat parlano di 210 miliardi di economia illegale e sommersa corrispondente a 109 miliardi l’anno di evasione). E le due cose sono strettamente collegate nel bilancio dello Stato. L’ufficio studi dell’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, stima che se avessimo recuperato una piccola quota di evasione ogni anno a partire dal 1980, oggi il nostro rapporto debito/Pil sarebbe al 60% e saremmo un altro paese.
L’altra questione è la grande difficoltà che trova lo Stato nel riscuotere le somme evase che è riuscito a scovare e a contestare a chi non ha pagato. E’ una somma enorme: dal 2000 al 2018 sono 871 miliardi di crediti non riscossi dal fisco a 20 milioni di contribuenti. Sono le famose cartelle esattoriali che il governo vorrebbe condonare nuovamente perché dice: chi non paga è perché non ce la fa. Praticamente si vuole andare in soccorso di una nuova categoria cresciuta nel corso della crisi economica: l’evasore per necessità. Ma per farlo una parte almeno del governo propone di condonare praticamente tutti con una manovra complessa: la pace fiscale. E veniamo alle misure allo studio: La prima. In pratica coloro che hanno spedito al fisco una dichiarazione dei redditi dichiarando meno di quanto veramente hanno guadagnato ne possono presentare adesso un’altra, integrativa, in cui far “riemergere” agli occhi dell’Erario la quota evasa, andando indietro nei cinque anni precedenti. L’Agenzia delle Entrate a quel punto richiuderà subito gli occhi e applicherà sul nuovo ammontare – comprensivo di Irpef, addizionali comunale e regionali, Ires e Irap – un’aliquota del 15%. Ma attenzione: la facilitazione è limitata a somme sottratte al fisco fino a 200mila euro che non derivino da attività da codice penale (illecite o frodi fiscali) ed è riservata a chi non ha un contenzioso in corso.
La seconda: Per coloro invece che hanno fatto ricorso e sono in lite con l’agenzia delle Entrate è previsto un apposito condono, che prevede uno sconto solo di sanzioni e interessi se il giudice non si è ancora pronunciato, del 50% sul valore della controversia se l’Agenzia delle Entrate ha già perso in primo grado e del 20% se ha perso anche nel secondo. La sanatoria potrebbe essere estesa anche alle liti semplicemente “potenziali”, lpfattispecie che nel condono “tombale” escogitato da Tremonti nel 2002 veniva allargata a “avvisi di accertamento, inviti al contraddittorio, processi verbali di constatazione, atti di contestazione e avvisi di irrogazione delle sanzioni”, notificati entro una certa data”. In pratica tutte le cartelle esattoriali sarebbero condonabili per la parte delle sanzioni e degli interessi, rientrando così nella ipotesi delineata nei giorni scorsi di una “rottamazione Ter” pagabile in 5 anni.
La terza. Ma la vera novità adombrata è lo “stralcio” di tutte le cartelle di piccola entità, “sotto i 1000 o 5mila euro”. Nell’ultima bozza del decreto che dovrebbe essere varato prossimamente dal Consiglio dei ministri dovrebbero essere condonate totalmente. Sono il 55% del magazzino che vale 850 miliardi, si tratta di 15 milioni di contribuenti.