Il nuovo tributo, che scatta dal 2014, somma la tassa sui rifiuti (Tari) e la nuova tassa sui servizi indivisibili (Tasi)
Tari, Tasi e Trise. La tassa sulla casa si divide in tre, ma a pagarla sarà sempre il contribuente che possiede o utilizza immobili. Dal 2014 sarà abolita l’Imu sulla prima casa e a compensare il minor gettito ci sarà in parte la Trise, ovvero la tassa sui rifiuti e sui servizi essenziali. L’Imu rimane su ville, castelli e appartamenti di lusso (A1, A8 e A9). Riguardo le funzioni, la Trise sarà istituita in tutti i Comuni del territorio nazionale e si tratterà di un tributo sui servizi comunali. Insomma, dietro quello che sembra ormai un mero gioco di parole e una babele di sigle si cela la riforma della tassazione immobiliare contenuta nella legge di stabilità approdata oggi in Senato. Il nuovo tributo si compone di due parti: la Tari sui rifiuti (che dovrà sostituire la Tares e sarà calcolata in base ai metri quadrati o alla quantità di rifiuti e la verserà chi occupa l’immobile) e la Tasi sui servizi indivisibili (che dovrebbe superare o, in altri casi, affiancare l’Imu). Per quest’ultima l’aliquota potrà arrivare a discrezione del comune fino allo 0,25%. La Tasi sostituisce l’Imu prima casa ma integra l’imposizione sulle altre tipologie immobiliari che non sono solamente le seconde e terze case, ma anche le prime case dove non si risiede. Tuttavia il tetto del prelievo viene fissato per legge sulla soglia massima stabilita dalla legge statale per l’Imu (che è del 6 per mille sulla prima casa e del 10,6 sulla seconda). In particolare per le altre tipologie di casa la somma della Trise con l’Imu non potrà superare l’1,16% anche se è probabile che i comuni cercheranno di spostare la percentuale verso i livelli massimi.
Trise, 366 euro a famiglia. La nuova Trise che sostituirà Imu e Tares peserà in media sulla prima casa nel 2014 per 366 euro a famiglia, in aumento rispetto ai 281 medi del 2013, ma in calo rispetto ai 450 del 2012 quando l’Imu si pagò anche sulla prima casa. È quanto emerge dai calcoli eseguiti su una famiglia di quattro persone in un appartamento di 100 metri quadrati dalla Uil. Secondo la Cgia di mestre invece, il proprietario dovrebbe versare, nel 2014, circa 396 euro all’anno, 264 euro per la Tari e 105 di Tasi. Infine, in una terza stima della Federconsumatori, si parla di 345 euro annui. Va tuttavia considerato che le tre stime si riferiscono ad abitazioni di dimensioni diverse. La Cgia, infatti, considera un immobile di 114 metri quadrati (valore medio nazionale), mentre la Uil e la Federconsumatori di 100 metri quadrati. A rimetterci, anche se di pochi euro, saranno le famiglie numerose. Secondo lo studio della Cgia, sembra infatti che i nuclei con tre figli, pagheranno di più nel 2014, con la nuova Trise, rispetto alla vecchia tassa sugli immobili. L’Imu infatti prevedeva detrazioni per il numero di figli a carico che, in caso fossero tre, si riduceva significativamente, da 266 euro a 116 per un totale di 366 euro all’anno, comprese la tassa sui rifiuti. Con la nuova manovra, invece, si troveranno a pagare 369 euro.
Tari. La Tari coprirà i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento. È dovuta da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. In caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido all’adempimento dell’unica obbligazione tributaria. In caso di detenzione temporanea di durata non superiore a sei mesi nel corso dello stesso anno solare, la Tari è dovuta soltanto dal possessore dei locali e delle aree a titolo di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o superficie. Nel caso di locali in multiproprietà e di centri commerciali integrati il soggetto che gestisce i servizi comuni è responsabile del versamento della Tari dovuta per i locali e le aree scoperte di uso comune e per i locali e le aree scoperte in uso esclusivo ai singoli possessori o detentori, fermi restando nei confronti di questi ultimi, gli altri obblighi o diritti derivanti dal rapporto tributario riguardante i locali e le aree in uso esclusivo. Per l’applicazione dell’imposta si considerano le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti. Per le unità immobiliari diverse da quelle a destinazione ordinaria iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano la superficie assoggettabile alla Tari rimane quella calpestabile. Il comune può prevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni nel caso di: a) abitazioni con unico occupante; b) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo; c) locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente; d) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero; e) fabbricati rurali ad uso abitativo.
Tasi. La Tasi è dovuta da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo unità immobiliari, fabbricati e aree scoperte ed edificabili. Servirà a finanziare i servizi come l’illuminazione e la manutenzione delle strade. L’aliquota di base è pari all’1 per mille. Un appartamento della rendita di 1.000 euro potrà dal 2014 pagare al massimo 168 euro per finanziare i servizi indivisibili offerti dal Comune, una seconda casa con la stessa rendita potrà pagarne fino a 1.949, più la tassa rifiuti e più altri 200-300 euro per l’Irpef fondiaria reintrodotta a sorpresa. La Tasi potrà essere al massimo dell’1 per mille (o a scelta del Comune di 1 euro per metro quadrato) e per gli immobili non esenti da Imu si aggiungerà al vecchio tributo. In caso di immobile locato la Tasi dovrà essere pagata dall’inquilino per una quota tra il 10 e il 30% (la scelta la farà il Comune). Torna l’Irpef fondiaria al 50% per gli immobili diversi dall’abitazione principale: l’imposta si paga dividendo in due la rendita catastale originaria e aggiungendo il 5% al risultato, se la casa è disposizione di un congiunto; al risultato così ottenuto ai aggiunge un altro 33,3% se la casa invece è a disposizione.
Imu. Rimane anche per le abitazioni principali di categoria A/1, A/8 e A/9: per questi immobili l’aliquota massima applicabile (Imu più Tasi) è del 7 per mille, con deduzione di 200 euro per immobile più altri 50 per ogni figlio di età inferiore ai 26 anni convivente.
Autonomia per i Comuni. I comuni possono scegliere, entro certi margini, quanto prelevare con la Trise sui rifiuti e per i servizi fondamentali. La Uil ha stimato nel suo studio le differenze tra i vari comuni. I cittadini più sfortunati sembrano essere quelli di Napoli che verserebbero 605 euro l’anno, per un immobile di 100 metri quadrati. Quasi il doppio rispetto alla media nazionale di 366 euro. Al secondo posto, c’è Milano con 493 euro e infine Venezia (463 euro). I più fortunati sono invece quelli di Campobasso, con 296 euro, seguiti da Trento (310 euro) e Bolzano (327 euro).