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giovedì 1 Maggio 2025
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Conti nazionali: aumentano le disuguaglianze e la concentrazione della ricchezza, diminuisce la progressività fiscale

“Ricostruire la disuguaglianza dei redditi in Italia: nuove evidenze e implicazioni sul sistema fiscale dai conti nazionali dstribuzionali” è il titolo della nuova ricerca condotta dai professori Demetrio Guzzardi, Elisa Palagi, Andrea Roventini e Alessandro Santoro.

Riportiamo un abstract dello studio su gentile concessione degli autori.

Questo lavoro ricostruisce nuove serie sulla distribuzione del reddito in Italia combinando dati di indagine, dati fiscali e contabilità nazionale sia a livello nazionale che regionale, e analizza la progressività complessiva del sistema fiscale.

I nostri nuovi conti nazionali distributivi consentono di correggere notevoli errori di rendicontazione dei redditi da capitale nei sondaggi, di fornire stime più accurate dei consumi e di tenere meglio conto del ruolo dell’economia informale. Le nostre nuove stime mostrano una maggiore concentrazione del reddito nell’1% e nello 0,1% più ricco rispetto agli studi precedenti, nell’ordine di 1,5 punti percentuali. Inoltre, la quota del reddito nazionale spettante al 10% più ricco, all’1% più ricco e allo 0,1% più ricco è in costante aumento dopo la crisi del 2008. I nostri risultati gettano ulteriore luce sulla natura multiforme della disuguaglianza in Italia: gli individui più giovani, le donne e gli abitanti delle regioni meridionali sono stati sempre più esposti a crescenti livelli di disuguaglianza. Infine, il sistema fiscale italiano è solo leggermente progressivo fino al 95° percentile della distribuzione del reddito, e regressivo per il 5% più ricco. Inoltre, è regressivo lungo l’intera distribuzione quando gli individui vengono classificati rispetto alla loro ricchezza netta.

Il sistema fiscale italiano è leggermente progressivo per la maggior parte della distribuzione e diventa regressivo per il 5% più ricco, con un’aliquota fiscale che scende da un picco del 50% al 36%. Tale risultato è determinato da un’imposta progressiva sul reddito delle persone fisiche che non compensa sufficientemente la regressività riscontrata empiricamente delle imposte indirette sui consumi e sui contributi previdenziali. Infatti, dividendo la popolazione in base alla principale fonte di reddito di ciascun individuo, mostriamo che i pensionati sono l’unica categoria per la quale è presente una significativa progressività fiscale, dove gli individui che percepiscono prevalentemente redditi da capitale sono soggetti a un’imposta complessiva sul reddito leggermente regressiva, in quanto per i redditi da capitale il reddito è tassato con aliquota fissa ed è esente dai contributi previdenziali obbligatori.

Sorprendentemente, quando classifichiamo gli individui in base alla ricchezza, il sistema fiscale italiano è regressivo lungo tutta la distribuzione della ricchezza. Tali nuovi risultati dovrebbero essere presi in considerazione nel dibattito in corso sulla riforma del sistema fiscale italiano.
Il lavoro può estendersi in più direzioni. In primo luogo, sviluppando una nuova metodologia per integrare le fonti di dati disponibili per gli anni precedenti al 2004, potremmo costruire misure di disuguaglianza in coerenza con il quadro DINA che abbraccia un periodo di tempo più lungo. In secondo luogo, tenendo conto delle varie riforme fiscali introdotte negli ultimi decenni, potremmo studiare come la progressività del sistema fiscale italiano sia variata nel tempo. In terzo luogo, si potrebbero eseguire esercizi di simulazione tenendo conto delle possibili risposte comportamentali dovute alle riforme fiscali, come un’imposta sul patrimonio mirata solo al 5% più ricco degli individui con l’obiettivo di compensare la regressività del sistema fiscale.

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