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martedì 17 Giugno 2025
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Corruzione, arrestato dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro

La Gdf ha scoperto un consolidato sistema, attraverso il quale, in cambio di specifici benefici, si favorivano gli accertamenti fiscali per il contribuente.

Avrebbe ottenuto favori da un’azienda mobiliera per ammorbidire i controlli su un’evasione da 50-60 milioni di euro. Per questo il capo ufficio controlli della direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro, Piero Micheli, è stato arrestato dalla Guardia di finanza, con l’accusa di concussione e corruzione. Indagate altre 7 persone, fra cui 2 funzionari dell’Agenzia. Per favorire la ditta in questione, una grande impresa con sedi a Fermignano e Pesaro, Micheli avrebbe fatto in modo che gli accertamenti fiscali sull’azienda finissero in fondo alla lista dei controlli da eseguire. Un sistema scoperto dopo che la polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro Urbino ha cominciato a indagare sulla evasione multimilionaria dell’azienda mobiliera. I reati ipotizzati dalla procura di Urbino vanno dalla concussione alla corruzione, all’abuso d’ufficio e sottrazione di atti pubblici. Venti le perquisizioni condotte nelle prime ore di questa mattina dalle Fiamme gialle.

Arresti domiciliari. Il funzionario era già stato sospeso dal servizio e gli era stato revocato l’incarico dirigenziale dall’Agenzia delle Entrate: ora è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e sottrazione di atti pubblici.

Operazione “fisco amico”. E’ questo il nome in codice con cui è stata ribattezzata l’operazione, mentre proseguono le indagini per accertare eventuali ulteriori episodi corruttivi analoghi. I benefici acquisiti dal funzionario infedele sarebbero «utilità di natura materiale» –
acquisti agevolati, sconti, regali – ma non vere e proprie «mazzette» in denaro. Nell’indagine della Finanza non sono coinvolte altre attività istituzionali della Agenzia delle Entrate che ha comunicato di aver offerto da subito la massima collaborazione all’autorità giudiziaria.

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