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giovedì 3 Luglio 2025
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Delega fiscale, Orlandi: “Regole più certe su abuso, fisco più attraente per imprese”

Il direttore delle entrate, in audizione al Senato, commenta gli schemi di decreto attuativi: “sforzo importante per avvicinare i contribuenti al Fisco, informatizzazione necessaria per prevenire fenomeni evasivi”.

La nuova definizione di abuso di diritto, oltre ad “assicurare un approccio alla materia più sistematico e garantista”, non potrà che portare vantaggi all’amministrazione finanziaria “riducendo le possibilità di contenzioso”. È quanto ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi, in audizione al Senato (Vai al documento) per analizzare i decreti attuativi della delega fiscale recentemente approvati dal Cdm. Se da un lato il testo sulla certezza del diritto contribuisce a “delineare in modo più certo la materia”, dall’altro il decreto sull’internazionalizzazione ha il merito di “rendere il nostro ordinamento più attraente e competitivo nello scenario internazionale”, riequilibrando il rapporto tra Fisco e contribuente. Così come sono positive le disposizioni contenute nello schema di “rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo”, che secondo la Orlandi vanno nella direzione di “supportare il più possibile i contribuenti nella fase pre-dichiarativa e prevenire fenomeni evasivi e fraudolenti”.

Regole più certe su abuso. L’accorpamento di abuso di diritto ed elusione fiscale, ha sottolineato il numero uno delle entrate,  rappresenta un passo in avanti verso la certezza del diritto, perché “definisce punti fermi importanti in una materia complessa” e contribuisce a «fidelizzare» il contribuente. Parentesi anche sull’introduzione del regime di adempimento collaborativo, che definisce “uno strumento efficace” per l’individuazione dei rischi nell’ottica di una “condivisione delle fasi cruciali del processo di compliance”. Per quanto riguarda la disciplina del raddoppio dei termini, il direttore ha poi tenuto a ricordare come essa non tocchi gli atti di controllo già notificati al momento della sua entrata in vigore, mentre produrrà effetti sulla voluntary disclosure, dalla quale “è ragionevole ipotizzare una più diffusa adesione” entro il 30 settembre.

Fisco più attraente con internazionalizzazione. Le cose migliori, però, sono nel decreto legislativo in materia di “Crescita e internazionalizzazione delle imprese”. In primis perché introduce “innovative semplificazioni in grado di alleggerire gli oneri procedurali a carico dei contribuenti” e al contempo assicurare “certezze interpretative” su alcuni punti spesso controversi, come la determinazione degli utili della stabile organizzazione in Italia. Bene anche la ristrutturazione del ruling, che ha il pregio di avvicinare le aziende all’amministrazione finanziaria e garantire certezza sul piano fiscale su diversi fronti: dalla definizione dei metodi di calcolo dei prezzi di trasferimento infragruppo alla valutazione in via preventiva dei requisiti che potrebbero configurare l’azienda come stabile organizzazione in Italia, fino all’interpretazione delle norme su interessi, dividenti e canoni. Costituisce infine una “forte spinta competitiva” l’art. 14 del decreto, che consente alle imprese residenti in Italia di accedere alla “branch exeption”, la disciplina che non attribuisce rilevanza fiscale a utili e perdite prodotte dalle stabili organizzazioni localizzate all’estero. 

Bene l’informatizzazione. Va nella direzione giusta anche il decreto sul “rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo”, che punta a semplificare le procedure e assicurare una maggiore tracciabilità dei pagamenti nell’ottica di completare un percorso già iniziato con la precompilazione del 730. Percorso già arricchito con la fatturazione elettronica per i fornitori delle Pa e che prevede dal 2016 la messa a disposizione di soluzioni tecniche gratuite per la gestione, trasmissione e conservazione delle e-fatture anche fra privati, ad oggi distribuite da Unioncamere e AgID.  

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