Pubblichiamo il documento presentato da ConfProfessioni nel corso di un incontro al Senato con un gruppo di parlamentari delle due Camere per illustrare la posizione dell’associazione sulla riforma dell’Irpef
Gli obiettivi di una “buona riforma”
Una “buona riforma” dell’IRPEF dovrebbe mirare, se non alla risoluzione, quantomeno alla riduzione sostanziale delle iniquità e delle distorsioni generate dall’attuale modello. A nostro avviso, per intercettare tale obiettivo occorre mettere in campo una riforma che:
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Equità, progressività, intergenerazionalità: l’IRPEF secondo ConfProfessioni
1) persegua in primo luogo la realizzazione del principio di equità orizzontale, in modo tale che a redditi uguali corrispondano debiti d’imposta equivalenti;
2) implementi, conseguentemente, la parità di trattamento tra tutti i redditi da lavoro (dipendente, autonomo, atipico);
3) riequilibri la progressività dell’imposizione, attraverso soluzioni che rendano regolare l’andamento graduale della relativa curva;
4) riduca, in ossequio al punto precedente, il carico impositivo sulla classe media;
5) superi la logica dei bonus e degli interventi a pioggia e, parallelamente, riduca il ricorso ai regimi sostitutivi;
6) riconosca il principio del diritto alla deduzione delle spese sostenute per la produzione del reddito da lavoro, indipendentemente dalla forma con il quale viene svolto;
7) rappresenti, finalmente, un punto di equilibrio intergenerazionale, prevedendo una specifica agevolazione per i giovani che entrano nel mondo del lavoro dipendente e indipendente;
8) avvii un percorso di semplificazione, attraverso il disboscamento delle detrazioni non dettate da necessità di tutela sociale o da comprovate esigenze di contrasto di interessi nella lotta all’evasione.
Ricordando, ovviamente, che non si può prescindere dai vincoli imposti dalle limitate risorse finanziarie a disposizione.












