Agenti, calciatori, dirigenti e 35 società di Serie A, B e Lega Pro sono finiti nel mirino della Procura di Napoli per frode ed evasione fiscale.
Una maxi-operazione su false fatturazioni ed evasione fiscale rischia di travolgere il mondo del pallone italiano. La Procura di Napoli ha chiuso oggi le indagini nell’ambito dell’inchiesta “Fuorigioco” che coinvolge 101 persone fisiche e 35 società di Serie A, Serie B e Lega Pro. Sono 64 i nomi finiti nel registro degli indagati, tra cui quelli di massimi dirigenti, procuratori e calciatori della massima serie: dall’ad del Milan Adriano Galliani al patron del Napoli Aurelio de Laurentis, passando per il numero uno della Lazio Claudio Lotito e l’agente Alessandro Moggi. La Guardia di Finanza ha già effettuato i primi sequestri sui conti correnti di 58 indagati per circa 12 milioni di euro. Dalle carte dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, sarebbe emerso uno schema fraudolento attraverso il quale società, calciatori e procuratori abbattevano la base imponibile nell’ambito delle operazioni di compravendita dei giocatori. I reati ipotizzati sono di dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, omissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta, relativi al periodo 2009-2013.
L’inchiesta. Con gli avvisi di conclusione delle indagini notificati oggi agli indagati, si chiude il cerchio su un’inchiesta che risale al 2012. A insospettire la Procura di Napoli, l’eccessivo e sempre crescente peso degli oneri relativi agli ingaggi dei calciatori sui bilanci delle società. Da qui le perquisizioni in serie condotte dalle Fiamme Gialle, prima presso le sedi di Napoli e Figc, poi presso quelle di 41 società di A, B e Lega Pro.
Lo schema fraudolento. Dai documenti acquisiti, gli investigatori avrebbero ricostruito il meccanismo fraudolento messo in piedi da calciatori, agenti e società per evadere le tasse. In pratica i procuratori fatturavano in modo fittizio le loro prestazioni alle società facendo risultare che l’intermediazione fosse di esclusivo interesse del club, mentre di fatto ad essere tutelati erano gli atleti assistiti. Secondo gli inquirenti, questo schema avrebbe permesso alle società calcistiche di dedurre queste spese dal reddito imponibile e, al contempo, beneficiare della detrazione Iva relativa alla prestazione fittiziamente ricevuta in esclusiva. In altre parole, i club facevano passare come “prestazione” quello che a tutti gli effetti era un benefit riconosciuto all’atleta, e come tale soggetto al pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali. Non solo. Nelle carte si fa riferimento anche ad “alcuni agenti di nazionalità argentina”, che avrebbero nascosto all’estero i compensi (legati all’attività di compravendita dei calciatori) ricevuti in Italia attraverso documenti falsi e società fantoccio.
Gli indagati. Calciatori, dirigenti e procuratori. Nel registro degli indagati compaiono anche nomi illustri: il patron dell’Atalanta Antonio Percassi, i direttori sportivi Giorgio Perinetti e Pantaleo Corvino, l’ex presidente del Brescia Luigi Corioni, Andrea Della Valle, Adriano Galliani, Aurelio De Laurentiis, gli ex dirigenti della Juventus Jean Claude Blanc e Alessio Secco, Massimo Mezzaroma, Maurizio Zamparini, Claudio Lotito e l’ex numero uno della Sampdoria Edoardo Garrone. Coinvolti giocatori del presente e del passato: dal bomber atalantino German Denis a Diego Milito, passando per Ciro Immobile, Hernan Crespo, Adrian Mutu e Lavezzi. Nelle fila dei procuratori, il nome più caldo è quello di Alessandro Moggi, figlio dell’ex direttore sportivo bianconero Luciano Moggi.
Le difese. Serene le reazioni degli indagati. “È una vicenda assolutamente marginale e non fondata, che troverà la sua risoluzione sia sotto il profilo tributario, sia sotto il profilo penale, in una doverosa archiviazione“ hanno commentato i legali del Milan, Nicolò Ghedini e Leandro Cantamessa, dopo che questa mattina le Fiamme Gialle hanno fatto visita a Milanello. Sorpreso il patron della Lazio, Claudio Lotito, che si è detto “tranquillissimo” pur “non sapendo nulla della vicenda”. Cauto il Presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Le perquisizioni devono chiarire, non significa nulla –ha detto- E’ fondamentale che tutto venga chiarito nel più breve tempo possibile anche per i dirigenti coinvolti”.













