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martedì 17 Giugno 2025
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Ici, primo sì alle norme per la Chiesa, resta esenzione per scuole non commerciali

L’emendamento del governo passa in commissione industria del Senato con voto unanime. Monti: “Non pagheranno le scuole che non hanno fini di lucro, paritarie e aperte a tutti”. Ok da Ue e Cei.

 Arriva l’Imu anche sui beni commerciali della Chiesa. Non basterà più infatti che l’attività non commerciale sia “prevalente”, per non pagare la nuova imposta che ha sostituito l’Ici. L’esenzione varrà, a partire dal 2013, solo per i locali nei quali si svolge “in modo esclusivo” attività no-profit. E’ arrivato oggi il via libera all’unanimità della Commissione industria del Senato all’emendamento del decreto sulle liberalizzazioni che reintroduce l’Ici sui beni commerciali degli enti no profit e della Chiesa. Salvi dunque i luoghi di culto, i locali nei quali si fa solo opera di assistenza e le scuole che rispettino le regole del settore pubblico. Ma, per gli immobili con utilizzazione mista, occorrerà distinguere i metri quadrati dove si fanno commercio e guadagni e dove no. Le novità valgono per gli immobili della Chiesa ma non solo. Toccheranno, senza distinzioni, anche quelli di onlus, partiti e sindacati, in pratica di tutti gli enti non commerciali, come si legge nell’emendamento del governo, firmato dal premier Mario Monti. Ma il nodo, sul quale sono puntati i fari di Bruxelles, è proprio quello della Chiesa. Il governo si è dato due mesi di tempo, a partire dalla conversione del decreto legge sulle liberalizzazioni, per mettere a punto le norme di dettaglio. Per pagare, dal 2013, servirà l’attivazione della rendita catastale sui locali che danno reddito e soprattutto occorreranno i criteri per la dichiarazione in cui si dovrà indicare su quali locali l’Imu/Ici deve essere pagata e quali no.

 

I criteri. Innanzitutto l’esenzione fa riferimento solo ed esclusivamente agli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale (come ad esempio gli edifici di culto, gli oratori, eccetera…). Vengono invece abrogate le norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente. Inoltre l’esenzione è limitata alla sola frazione di unità immobiliare nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale. Sarà infine introdotto un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal ministro dell’Economia circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile.

Conventi, enti no profit e onlus. I conventi e le chiese, come luoghi di culto, in base alla normativa prevista dall’esecutivo saranno esenti dal pagamento dell’Ici perché «edifici a uso non commerciale». Nel caso delle strutture con attività «miste» – in parte no profit e in parte commerciali – l’imposta sarà pagata solo per la frazione a uso commerciale.

Cliniche, ospedali e case di cura. In Italia sono circa 4 mila 712 i centri sanitari e di assistenza che vengono attualmente gestiti da enti ecclesiastici. Di questi 1.669 sono i centri di difesa della vita e della famiglia, mentre 1853 gli ospedali e le case di cura. La circolare del ministero delle Fianze fissa i paletti anche per case di cura e ospedali: l’esenzione può valere solo per le strutture accreditate, cioè private ma riconosciute dallo Servizio sanitario nazionale, che le rimborsa con una cifra fissa per ogni singola prestazione.

Le strutture ricettive. Le strutture ricettive-alberghiere gestite da religiosi saranno soggette all’imposta. Secondo la circolare del ministero delle Finanze del 2009, per ostelli e bed and breakfast la tassa non si deve pagare se «l’attività non viene svolta per l’intero anno» e se «l’accessibilità è rivolta ai soli destinatari propri delle attività istituzionali».

Il nodo delle scuole. Anche il premier Monti è intervenuto in merito a questo punto in Commissione industria del Senato, dove è stato esaminato il decreto liberalizzazioni: «Per le scuole – ha detto – è necessario precisare: sono esenti dall’Imu quelle che svolgono attività secondo modalità non commerciali». Il riferimento è alle scuole cattoliche, sui cui si è aperto un gran dibattito e secondo Monti questa è la risposta «chiara e inequivoca». Il premier ha indicato i parametri per considerare non commerciali le scuole: «l’attività paritaria è valutata positivamente se il servizio è assimilabile a quello pubblico», in particolare sul piano dei programmi scolastici, dell’applicazione dei contratti nazionali e su quello della «rilevanza sociale». Anche dal bilancio dovrà risultatre chiara «la modalità non lucrativa», per esempio destinando l’eventuale avanzo alla didattica. «La materia non era facile: non è mai stata affrontata in molti anni pur essendo vista come tema opportuno da chiarire – ha detto il premier in Commissione – spero il Governo sia riuscito a definire questa delicata materia in modo da metterla al riparo in futuro da polemiche».

Ok da Commissione Ue. Il premier ha poi invitato a non modificare la norma sull’Imu per la Chiesa poiché «informalmente» la commissione europea – cui la norma è stata sottoposta – ha dato la sua «assicurazione che la procedura d’infrazione possa essere chiusa».

Per la Cei Direzione giusta. Le dichiarazioni del presidente del Consiglio sull’esenzione dell’Imu per le scuole che non hanno profitti commerciali «vanno nella direzione giusta, quella portata avanti anche in Europa. Scuole e oratori sono attività no profit e non ha senso tassare attività che hanno chiara rilevanza pubblica e sociale», ha detto monsignor Gianni Ambrosio, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, le scuole e le università, commentando le dichiarazioni di Mario Monti. «Bisogna rafforzare davvero il senso del dovere nel pagare le tasse, è un principio che riguarda tutti», ha aggiunto. In merito alle posizioni espresse nei giorni scorsi da diverse congregazioni religiose, «era una preoccupazione molto seria e legittima – ha spiegato Ambrosio – le scuole paritarie vivono infatti in condizioni non facili, anche qui in contrasto con le tendenze europee sulla sussidiarietà».

Il valore dell’esenzione. Se la Cei a inizio gennaio 2012 ha dichiarato su Avvenire che l’esenzione vale forse anche meno di 100 milioni, in tempi recenti si è parlato di cifre che vanno dai 500-700 milioni stimati dall’Anci ai 2,2 miliardi stimati dall’Ares, l’Associazione ricerca e sviluppo sociale. Mentre il presidente dell’Anci, Graziano Del Rio, ha proposto innanzitutto un censimento degli immobili, visto che molti non sarebbero neppure denunciati al catasto, in particolare per individuare quelli adibiti a uso commerciale. Secondo stime realizzate sul web si parla di un totale di 100 mila immobili, di cui 9 mila sono scuole, 26 mila strutture ecclesiastiche e quasi 5 mila strutture sanitarie. Secondo stime non ufficiali dell’Agenzia delle entrate, si tratterebbe di un potenziale introito di due miliardi di euro all’anno.

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