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sabato 21 Giugno 2025
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Minimum tax: l’Ue valuta esenzione Stati Uniti sotto le pressioni di Trump

Sotto la pressione dell’amministrazione Trump i governi Ue  stanno valutando la possibilità di modificare le norme europee sulla tassazione delle multinazionali, in modo da esentare dalle nuove regole, che saranno applicate per la prima volta l’anno prossimo, gli Stati Uniti.

In base all’accordo raggiunto nel 2021 nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), quasi 140 Paesi hanno stabilito un’aliquota minima impositiva del 15% per le multinazionali con un fatturato finanziario superiore a 750 milioni di euro all’anno.

Finora sono una quarantina i Paesi che hanno introdotto la minimum tax, tra cui la maggioranza degli Stati membri dell’Ue che hanno recepito l’accordo nelle proprie norme nazionali e lo hanno presentato come “una nuova alba per la tassazione delle grandi multinazionali”.

Gli Stati Uniti hanno negoziato l’accordo del 2021, ma Washington non l’ha mai attuato. Il giorno in cui ha ufficialmente dato il via al suo secondo mandato, Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo e ha incaricato il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent di indagare per stabilire se paesi stranieri abbiano in vigore o stiano pianificando di emanare norme fiscali “che siano extraterritoriali o che colpiscano in modo sproporzionato le aziende americane”.

L’amministrazione statunitense ha denunciato in particolare una disposizione fondamentale dell’accordo Ocse, quella  che consente a un Paese di aumentare le tasse sui profitti delle multinazionali sulle quali altri Paesi non hanno applicato l’imposta minima, fino all’aliquota stabilita.

“Se prendiamo l’esempio di un’azienda farmaceutica statunitense che vende medicinali in Italia e trasferisce i profitti in Irlanda in teoria, con l’imposta minima globale, quello che succederebbe è che l’Irlanda dovrebbe tassare almeno il 15 per cento; e se non lo facesse, lo farebbero gli Stati Uniti; e se non lo facessero gli Stati Uniti, lo farebbe l’Italia”, ha dichiarato Quentin Parrinello, direttore politico dell’Osservatorio fiscale dell’Ue con sede a Parigi. 

“Quindi, quello che le autorità statunitensi stanno facendo, in sostanza, è cercare di minare l’intera struttura dell’accordo – ha detto Parrinello – vogliono distruggere un accordo fiscale globale che consentirebbe ad altri Paesi di istituire qualsiasi imposta minima non in linea con i loro interessi”.

Il meccanismo, denominato “regola dei profitti sottotassati”, è concepito per incentivare i paesi a competere per la riscossione di un’imposta minima, anziché ricorrere alla concorrenza per attrarre imprese con imposte basse che il mondo e in particolare l’Ue con i suoi paradisi fiscali interni, sperimenta da decenni.

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