La legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Legge di contabilità e finanza pubblica), all’art. 10-bis.1. (“Monitoraggio dell’evasione fiscale e contributiva”), comma 1, ha previsto che, contestualmente alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, sia presentato un “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva” per la cui redazione il Governo si avvale della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”, predisposta da una Commissione istituita con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto all’evasione, nel 2021 il risultato annuale relativo all’obiettivo di riscossione complessiva è pari a 13,7 miliardi di euro, di cui 4 miliardi derivano dalla riscossione coattiva, 8 miliardi dai versamenti diretti (somme versate a seguito di atti emessi dall’Agenzia delle entrate o accordi per deflazionare il contenzioso) e 1,7 miliardi dalle iniziative relative all’attività di promozione della compliance.
Le linee di azione dell’Agenzia delle entrate si sono sviluppate lungo le seguenti direttrici:
- stimolo della Tax compliance;
- contrasto delle frodi fiscali;
- controlli massivi automatizzati;
- accertamenti e controlli puntuali;
- analisi del rischio;
- controlli preventivi. Procedendo con ordine, nel periodo di riferimento l’Agenzia delle entrate ha inviato lettere “cambiaverso”3 per consentire ai contribuenti di rimediare a errori negli adempimenti e nei versamenti fiscali con il pagamento di sanzioni ridotte, avvalendosi dell’istituto del ravvedimento operoso (art. 13 del d.lgs. 18 dicembre 1997, n. 472). Nella seguente tabella vengono riportati i dati complessivi del numero di lettere inviate: Nell’ambito della strategia di contrasto all’evasione fiscale, sono stati
- Per quanto riguarda, invece, le attività di controllo automatizzato e formale svolte dall’Agenzia delle entrate, sono stati conseguiti i seguenti risultati:
| TABELLA II.3: NUMERO ATTI DEL CONTROLLO AUTOMATIZZATO | |||
| 2020 | 2021 | 2022 (1/1 – 31/5) | |
| Numero comunicazioni inviate | 1.866.175 | 6.332.400 | 4.137.500 |
| TABELLA II.4: NUMERO ATTI DEL CONTROLLO FORMALE | |||
| 2020 | 2021 | 2022 (1/1 – 31/5) | |
| Numero comunicazioni | 490.215 | 434.802 | 84.300 |
Per quanto concerne l’attività di controllo “sostanziale”, la stessa è stata diversificata in base alle tipologie di contribuenti presenti sul territorio. In particolare, valorizzando il patrimonio informativo a propria disposizione, per ciascuna platea (es. grandi contribuenti, imprese di medie e piccola dimensione, lavoratori autonomi etc.) sono stati utilizzati strumenti istruttori e approcci investigativi differenziati.
L’attività di accertamento ai fini delle II.DD., IVA, IRAP ha prodotto:
- nel 2020, 284.117 accertamenti, dai quali sono emersi complessivamente 12,0 miliardi di euro di maggiore imposta accertata;
- nel 2021, 131.517 accertamenti, dai quali sono emersi complessivamente 7,8 miliardi di euro di maggiore imposta accertata;
- nel 2022, alla data del 31 maggio, sono stati emessi circa 101.394 accertamenti, dai quali sono emersi complessivamente 5,9 miliardi di euro di maggiore imposta accertata. I predetti importi daranno luogo ad incassi per l’erario negli anni successivi, il cui ammontare annuo dipenderà dalla sostenibilità della pretesa erariale, nonché dalle tempistiche connesse a eventuali piani di rateazione da parte dei contribuenti.
Per quanto concerne la stima dell’evasione tributaria, il tax gap, calcolato come divario tra gettito teorico e gettito effettivo, è un indicatore che misura la tax non compliance (compliance gap) e consente di identificare e quantificare l’ampiezza dell’inadempimento da parte dei contribuenti. Per monitorare la tax compliance e, in generale, la performance del sistema tributario, è calcolato anche un indicatore della propensione all’inadempimento dei contribuenti (propensione al gap), come rapporto tra l’ammontare del tax gap e il gettito teorico; una riduzione di tale rapporto equivale a un miglioramento della tax compliance, e viceversa.
L’articolo 10-bis.1, comma 4, lett. b) della Legge 31 dicembre 2009, n. 196 definisce una metodologia di misurazione dell’evasione tributaria e contributiva, riferita a tutti i principali tributi e contributi, basata sul confronto tra i dati della Contabilità nazionale e quelli acquisiti dall’Anagrafe tributaria e dall’INPS. In altre parole, la scelta del legislatore riflette l’assunzione che una quantificazione robusta del gap possa essere effettuata utilizzando una metodologia top down.
La misurazione del tax gap viene, quindi, presentata nella Relazione per le seguenti tipologie di imposte erariali e locali: l’IRPEF, distinguendo tra lavoratori autonomi, imprese e lavoratori dipendenti irregolari, l’IRES, l’IVA, l’IRAP, la cedolare secca sulle locazioni, il canone RAI, le accise sui prodotti energetici, le imposte immobiliari gravanti sui fabbricati diversi dall’abitazione principale e le addizionali locali IRPEF (regionale e comunale).
Per quanto concerne, invece, l’evasione contributiva, la stima dell’ammontare dei contributi evasi sia dai datori di lavoro, sia dai lavoratori dipendenti si basa sui dati di Contabilità nazionale relativi al numero di lavoratori dipendenti irregolari (in termini di occupati e posizioni) e alle ore da essi lavorate; la misura delle retribuzioni relative al lavoro irregolare consente di definire un intervallo di possibili stime dell’ammontare di evasione contributiva che riguarda sia la quota a carico del datore di lavoro, che entra nel costo del lavoro, sia quella a carico del lavoratore, inclusa nelle retribuzioni lorde dei lavoratori regolari.
I principali risultati delle metodologie illustrate per la quantificazione dell’evasione sono sinteticamente riportati nelle Tabelle III.1 e III.2.
La Tabella III.1 mostra che, in media, per il triennio 2017-2019, per il quale si dispone di un quadro completo delle valutazioni, il gap complessivo risulta di quasi 103,3 miliardi di euro, di cui 91 miliardi di mancate entrate tributarie e 12,2 miliardi di mancate entrate contributive. Nel 2019, il gap complessivo, tributario e contributivo, risulta pari a 99,2 miliardi di euro e si colloca per la prima volta al di sotto della soglia di 100 miliardi di euro, confermando quanto già pubblicato nell’Aggiornamento alla Relazione 2021.
Nei prossimi anni l’obiettivo di riduzione del tax gap costituirà per l’Italia una sfida importante anche ai fini dell’attuazione del programma Next Generation EU (NGEU). Tra gli obiettivi quantitativi sottoposti a monitoraggio per tutta la fase di attuazione del PNRR, infatti, nell’ambito delle misure correlate alla “Riforma dell’Amministrazione fiscale” (Missione 1, Componente 1 del PNRR, M1C1-121), è stata inclusa la “Riduzione del tax gap“. L’obiettivo prevede che la “propensione all’evasione”, calcolata per tutte le imposte ad esclusione dell’IMU e delle accise, si riduca, nel 2024, del 15% rispetto al valore di riferimento del 2019 riportato nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”9. È previsto uno step intermedio (M1C1-116), che assicurerà che la medesima “propensione all’evasione” si riduca, nel 2023, del 5% del valore di riferimento del 201910.
L’indicatore considerato dal PNRR come valore di riferimento per accertare il raggiungimento degli obiettivi M1C1-116 e M1C1-121 è rappresentato dalla propensione al gap per tutte le imposte al netto delle imposte immobiliari e delle accise, riportato nell’Aggiornamento alla Relazione 2021, che risulta pari, nel 2019, al 18,5%.
L’obiettivo quantitativo previsto nel PNRR è ambizioso: la propensione al gap dovrà ridursi almeno al 15,8% entro il 2024, con una flessione di 2,8 punti percentuali rispetto al valore di riferimento (M1C1-121), e almeno al 17,6% entro il 2023, con una flessione di circa 0,9 punti percentuali (M1C1-116).
In valore assoluto, il tax gap al netto dell’IMU e delle accise è pari nel 2019 a circa 79,7 miliardi di euro. L’obiettivo di riduzione del 15%, ceteris paribus, ovvero trascurando la dinamica futura delle basi imponibili e quindi dell’imposta teorica, corrisponde a una diminuzione dell’evasione tributaria di circa 12 miliardi di euro nel periodo d’imposta 2019-2024.
Gli andamenti recenti mostrano tuttavia segnali incoraggianti. L’ultimo biennio 2018-2019 è stato connotato da una flessione significativa della propensione al gap, pari al 13 per cento (ovvero 2,8 punti percentuali calcolati sul valore di 21,2 per cento del 2018) che consolida i risultati di riduzione pari al 7,4% del 2018 rispetto al 2017 (ovvero circa 1,6 punti percentuali su 21,2%) con quelli pari al 6% del 2019 rispetto al 2018 (ovvero circa 1,2 punti percentuali su 19,6%). Anche considerando il tax gap in valore assoluto, si è osservata una diminuzione dell’evasione tributaria di circa 4,6 miliardi di euro nel 2018 e di quasi 4,5 miliardi ulteriori nel 2019, per un totale di 9,1 miliardi di euro.
Questi risultati mostrano che, sebbene la propensione all’evasione si mantenga in Italia su livelli piuttosto elevati, le recenti politiche antievasione hanno contribuito ad imprimere un’accelerazione in termini di recupero delle entrate tributarie evase a partire dal biennio 2018-19. Al tempo stesso, poiché la base di riferimento per il raggiungimento degli obiettivi previsti è costituita dall’anno d’imposta 2019, i risultati già raggiunti rendono ancora più ambizioso quanto programmato nel PNRR.
Come è stato già sottolineato, nel corso degli ultimi anni, le politiche di contrasto all’evasione più efficaci sono state lo split payment e, soprattutto, la fatturazione elettronica obbligatoria. La prima misura, introdotta dalla Legge di Stabilità del 2015 per le transazioni nei confronti della Pubblica amministrazione, ha previsto che il versamento dell’IVA sia effettuato direttamente dal cliente, cioè dalla stessa Pubblica amministrazione, e non dal venditore. Tale meccanismo è stato successivamente esteso, nel 2017, alle società controllate dalla Pubblica amministrazione e alle società quotate nell’indice FTSI-MIB. La fatturazione elettronica obbligatoria, introdotta con la Legge di Bilancio per il 2018 a decorrere da luglio 2018 per i subappalti e il settore degli oli minerali e generalizzata per tutti i soggetti residenti o stabiliti in Italia a partire dal 2019, ha contribuito a generare un significativo aumento di gettito fiscale, con un effetto più marcato per le imprese di minori dimensioni.
Nonostante questi miglioramenti, l’evasione tributaria resta comunque elevata nel confronto europeo. Se si valuta l’evasione dell’IVA, per la quale è possibile effettuare un confronto della propensione al gap a livello europeo utilizzando i dati pubblicati dal Report della Commissione europea11, nel 2019 l’Italia risultava al quinto posto tra i paesi a più alta evasione IVA, dopo Lituania, Malta, Grecia e Romania.













