Fra due mesi e mezzo il debutto in via sperimentale, ma sono tanti i punti interrogativi attorno alla dichiarazione telematica, dal ritardo dei software alla qualità dei dati. E intanto i professionisti annunciano scioperi.
di Antonio Biondi
Annunciata come la grande “rivoluzione copernicana” del fisco italiano, la dichiarazione precompilata rischia di trasformarsi in un
boomerang per l’amministrazione finanziaria. Man mano che ci si avvicina al 15 aprile, data di avvio della fase sperimentale, le criticità che emergono sono tante. Tra ritardi nel rilascio dei software e difficoltà nella gestione dei flussi informativi, il progetto presentato in fretta e furia dall’esecutivo lo scorso ottobre appare tutto fuorché un tentativo di semplificazione. Se a queste problematiche si aggiungono anche le scadenze soffocanti, che rischiano di penalizzare l’attività di verifica sull’attendibilità dei dati, e le sanzioni – di cento euro- per le comunicazioni errate o tardive, la precompilata, presentata come il ‘cambio di verso’ del fisco potrebbe rapidamente trasformarsi in un gigantesco ginepraio tanto per i contribuenti quanto per i professionisti. E mentre il direttore delle Entrate Orlandi invita a “evitare contrapposizioni”, sindacati e associazioni avanzano l’ipotesi di uno sciopero di categoria proprio nei giorni ‘caldi’ della certificazione unica.
Il caos della Cu. L’antipasto della precompilata sarà la Certificazione Unica, che da quest’anno sostituisce il Cud. I termini sono noti: consegna del modello ai lavoratori e pensionati entro il 28 febbraio; invio all’Agenzia delle entrate il 9 marzo (la scadenza è il 7, ma cade di sabato) e tempo fino al 12 dello stesso mese per correggere o integrare i dati senza incorrere in sanzioni. Troppo poco tempo, lamentano i professionisti. Da un lato per via delle nuove procedure, tecnicamente più complesse; dall’altro a causa del ritardo nel rilascio del software di compilazione, consegnato solo il 5 febbraio. Un mese, insomma, potrebbe non bastare, come ha sottolineato Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro: “Da qui a inizio marzo ci saranno da predisporre 10 milioni di certificazioni, ma ancora non si è iniziato materialmente a lavorare”. A questo problema è legato a doppio filo la questione delle sanzioni, su cui le associazioni chiedono un’attenuazione vista la ristrettezza dei tempi per il controllo dei dati.
Il nodo dei dati. Dopo l’invio della Cu, toccherà all’Agenzia redigere il 730 precompilato, sulla base delle informazioni fornite da banche, assicurazioni ed enti previdenziali, oltre alle certificazioni rilasciate da Caf o sostituti. Una volta compilato, il modello sarà disponibile direttamente online sul sito dell’Agenzia e consultabile dal contribuente, che potrà accettare tout court la dichiarazione- senza incorrere nel controllo formale- completarla personalmente o delegare l’integrazione al sostituto d’imposta. Almeno per il 2015 non saranno inseriti i dati relativi a deduzioni e detrazioni per spese sanitarie, di istruzione ed erogazioni alle onlus: in pratica, secondo le stime dell’Agenzia delle entrate, 7 dichiarazioni su 10 saranno da integrare comunque. A differenza della Certificazione unica poi, nessun software fino ad oggi è stato predisposto, né l’agenzia ha diffuso alcuna nota informativa. A ciò si aggiunge la complessità della nuova procedura, che prevede lo scarico del file Xml e l’acquisizione dei dati nel programma di elaborazione del modello. L’altra incognita è sull’affidabilità del flusso informativo. Per la precompilazione si ricorrerà ai dati forniti da banche (per gli interessi passivi sui mutui), assicurazioni (per le polizze vita) ed enti previdenziali (per i contributi), ma non è affatto sicuro che i dati in loro possesso siano effettivamente corretti.
A braccia conserte. Una situazione che mette in allarme professionisti e consulenti fiscali. Già nei giorni scorsi l’Ancl – il sindacato unitario dei consulenti del lavoro che conta nelle sue fila 28mila professionisti- ha proclamato uno sciopero tra il 7 e il 14 marzo, non a caso a ridosso della scadenza dell’ex Cud. Astensione a cui potrebbero aderire anche altre associazioni di categoria. “Siamo stanchi di chiedere proroghe, stiamo pensando a indire uno sciopero”, dice a Fiscoequo.it Fazio Segantini, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti, “ora ci confronteremo con le altre associazioni sindacali per definire modi e termini”. Poche speranze sulla riuscita della precompilata: “Quest’anno si andrà avanti in modo raffazzonato, proseguendo con il 730 classico – conclude Segantini- sperando che l’anno prossimo ci sia una maggiore organizzazione”.