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venerdì 24 Ottobre 2025
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Usa, ogni anno 6 miliardi di ore spese per il fisco

Secondo il Garante del Contribuente americano la relazione fra fisco e contribuenti va inasprendosi di anno in anno

Anche negli Usa la relazione tra fisco e contribuenti è problematica. Secondo il Garante del Contribuente, infatti, si sarebbe ulteriormente inasprita, a sfavore di quest’ultimi, tanto da richiedere oramai un tempo eccessivo, ingiustificabile, per compilare e inviare le rispettive dichiarazioni dei redditi. Una spesa complessivamente stimata per oltre 140milioni di contribuenti in termini temporali, di ben 6 miliardi e 100milioni di ore consegnate alle pagine del proprio modello di dichiarazione o ai fogli del codice tributario. E’ questo il calcolo riportato dinanzi al Congresso da Nina Olson, da anni responsabile dell’autorità a metà strada tra pubblica amministrazione e società civile cui spetta il compito di redigere un rapporto annuale sullo stato generale della “compliance” fiscale a livello federale da sottoporre ai maggiori organi rappresentativi.

Secondo quanto riferito al Congresso dalla Olson, dal 2001 ad oggi il codice tributario statunitense ha raggiunto la soglia di ben 4milioni di parole, la maggior parte senza una reale necessità di comparire tra le pagine del codice. Da quell’anno il Congresso avrebbe provveduto a introdurre oltre 5mila nuove modifiche all’interno del codice tributario. Con il risultato che, ad oggi 9 contribuenti su 10 si rivolgono a un commercialista, oppure utilizzano i vari software disponibili, a pagamento, in rete. Due soluzioni che richiedono tempo e una spesa extra. Ogni anno, infatti, ben 170 miliardi di dollari, secondo le stime minime presentate dal Garante, sono spesi esclusivamente per restare nei parametri burocratici della tax compliance. Spese burocratiche determinate dalla mancanza d’una semplificazione.

La soluzione proposta dal Garante riguarda innanzitutto l’eliminazione di una lunga serie di crediti d’imposta, incentivi e deduzioni che non servono più. A seguire, tagliare il più possibile i canali dell’erosione fiscale, chiudendo il rubinetto generoso del Fisco e sostituendolo con un ben definito abbattimento delle aliquote tributarie sia relative ai redditi delle persone fisiche sia delle imprese. E per finire, aumentare le risorse a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, in modo da metterla in condizione di far fronte alle richieste dei contribuenti e alle proprie finalità. Tra queste, oltre all’impegno contro l’evasione e l’elusione in materia fiscale, compaiono nuove aree di trincea tributaria, come i 650mila casi relativi alle “false identità”. Un fenomeno in crescita esponenziale che ad oggi interessa quasi 700mila contribuenti, per un totale di oltre 2 miliardi di dollari. Il caso riguarda appunto l’utilizzo di false identità di contribuenti titolari, di diritto, di crediti nei confronti del fisco. Grazie a questa sostituzione i rimborsi spettanti ai contribuenti che ne hanno pieno diritto vengono indirizzati sui conti temporanei di soggetti che non hanno nulla a che fare con i soggetti interessati.

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