Di Luciano Cerasa
“L’effetto dei condoni si sa è quello di aumentare l’evasione, c’è poco da fare: è come le amnestie penali: tiri fuori dalla galera un sacco di gente che non ha più il deterrente della pena e che sperimenta che si fa per dire e non si fa sul serio”. Per il professor Vincenzo Visco, ministro delle Finanze e viceministro dell’Economia con i governi Prodi e ministro del Tesoro con Amato, è tutto chiaro: il preannuncio del governo del terzo condono negli ultimi tre anni, questa volta sulle liti tributarie, “rientra nella solita logica di svendita dell’interesse pubblico rispetto agli interessi dei contribuenti”.
Un tempo anche solo pronunciare la parola condono era un tabù per la sinistra.
“Infatti Padoan e Renzi hanno sempre negato che lo siano, loro dicono che le imposte si pagano, che rinunciamo solo alle sanzioni; è un ragionamento che in alcuni casi può avere un fondamento ma qui depotenziare gli strumenti di “chiusura” del sistema fiscale, fatto di adempimenti spontanei, accertamenti, esecuzione degli accertamenti e eventualmente contenzioso, poi l’incasso, sta diventando una regola. Il messaggio è sempre il solito: l’interesse pubblico viene sempre considerato fungibile, si può transigere a spese dello Stato perché servono soldi. La verità è che hanno fatto tre operazioni per avere soldi a breve, punto”.
Che effetti hanno i condoni sui contribuenti?
“Succederà come al solito: si affretteranno a pagare con lo sconto tutti quelli che pensano di avere torto e che avrebbero pagato lo stesso”.
E sui conti dello Stato?
“Ci sarà un anticipo di gettito e poi ci si troverà da un lato Equitalia che non ha più magazzino e dall’altro il contenzioso che non ha più niente da recuperare. Anche i fantomatici recuperi di evasione sugli accertamenti, quelli di cui il governo Renzi si è vantato molto in questi anni ma che in realtà sono in gran parte la normale attività di controllo senza nessun effetto sull’evasione strutturale, si ridurranno rispetto a quelli che si sarebbero potuti avere”.
Eppure secondo il governo i 30 miliardi di entrate da mettere insieme entro ottobre per evitare nuove tasse verranno dalla lotta all’evasione e dal taglio delle spese…
“Split payment e reverse charge (l’Iva direttamente trattenuta dallo Stato o versata dal compratore ndr) sono le uniche misure che hanno funzionato e che adesso vengono estese, noi le avevamo suggerite 5 anni fa; un’altra perdita di tempo, ma non bastano. Il governo è stato molto reticente su questo e molte altre cose, se fossero state fatte nel verso giusto non avremmo questa grossa difficoltà di bilancio”.
Nell’ultimo Def si dice che l’economia è tornata debolmente a crescere
“Davvero? Dal governo Renzi in poi abbiamo perso 3 anni; se la politica economica seguita non ha avuto effetti ci sarà un motivo e il motivo è che era sbagliata: è fatta di sgravi fiscali e tagli di spese e non di aumento della domanda. E’ una politica che pensa che riducendo il perimetro dello Stato il mercato si mette a correre, non è così”.
Dove ha sbagliato Renzi?
Per rilanciare l’economia bisognava sbloccare le procedure per fare spese e investimenti ad alto moltiplicatore. Con il centro studi Nens abbiamo fatto una manovra controfattuale per vedere cosa sarebbe accaduto se invece di fare tutti questi bonus e incentivi per le assunzioni, che sono costosissimi, avessimo usato quei soldi per ridurre le clausole di salvaguardia e investendo in infrastrutture e opere pubbliche: è venuto fuori che avremmo avuto una crescita doppia, un disavanzo molto più basso e il debito pubblico si sarebbe ridotto di 2 punti e mezzo”.
Perché gli sgravi sulle assunzioni non hanno funzionato?
“Se vuoi aumentare l’occupazione delle donne devi aumentare la domanda e fare gli asili nido, con gli sgravi magari riesci ad assumere più donne che uomini o più 25enni rispetto a quelli di 35 ma non fai più occupazione: per quella devi creare le condizioni perché l’economia si rimetta in moto oppure non succede niente”.