Il 13 gennaio scorso il deputato Daniele Pesco del Movimento 5 Stelle si è rivolto al Presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia per chiedere chiarezza sulla effettiva attuabilità di parte del contenuto della delega fiscale, in scadenza il 27 marzo. In particolare, Pesco ha chiesto spiegazioni circa la scelta del Governo di rinviare al 20 febbraio la presentazione degli schemi dei decreti attuativi, a 35 giorni di distanza dalla scadenza della delega, che rischia di compromettere gravemente i lavori della Commissione. Pesco ha poi elencato le criticità alla base dei decreti presentati alla vigilia di Natale. In particolare sulla proposta di rimodulare il concetto di abuso di diritto, che potrebbe generare notevoli incertezze applicative e un ampio margine di discrezionalità. In merito alla revisione del sistema sanzionatorio, Pesco ha poi rilevato due proposte che potrebbero creare un’area di non punibilità a vantaggio dei grandi evasori: da un lato l’introduzione di un tetto di mille euro per le operazioni inesistenti, dall’altro la depenalizzazione per le dichiarazioni infedeli al di sotto dei 150mila euro. Senza dimenticare il discusso art.19-bis – il “Salva Silvio”- su cui, secondo il deputato, l’esecutivo tarda a dare spiegazioni. Sulla base di queste considerazioni, Pesco ha quindi domandato le ragioni che hanno spinto il Governo a proporre queste misure e come intende ovviare alla perdita di gettito – stimata dall’Agenzia delle Entrate in 16 miliardi- che queste rischiano di provocare.