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sabato 3 Maggio 2025
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Capitali all’estero, in arrivo nuovo scudo con depenalizzazione e mini sanzioni per rientro in Italia

Agenzia entrate definirà i termini da utilizzare per il 2014, aliquota complessiva verso il 12% il Governo punta a incassare 5 miliardi di euro il primo anno e circa 300 milioni ogni anno. Ma potrebbe rivelarsi un regalo per pochi e un flop per lo Stato.

Dopo i tre scudi dell’era Tremonti potrebbe arrivare lo scudo quater, quello delle larghe intese. Sarà meno smaccatamente pro evasori, ma pur sempre un condono. Quindi uno schiaffo agli onesti chehanno pagato e un regalo a chi ha evaso per di più portando nei paradisi fiscali i propri soldi. Il governo è all’affannosa ricerca di risorse. Servono soldi per tappare i buchi di bilancio, evitare la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa con un nome diverso e garantire più fondi alla riduzione del cuneo fiscale e allo sviluppo economico. Tanti soldi che in cassa non ci sono, ma che sono vitali per mantenere in vita l’esecutivo. E che quindi occorre trovare. Come? Con un nuovo scudo fiscale. Per ora nulla di ufficiale, ma l’idea inizia a circolare con insistenza. Naturalmente nulla a che vedere, almeno sulla carta, con gli scudi di Tremontiana memoria. D’altra parte, la storia dello scudo-ter rappresenta un raro esempio di come lo Stato abbia autorizzato un arbitrio ‘in nome della legge’ che ha prodotto e continua a produrre sistematica illegalità. Dunque si lavora ad uno scudo con qualche paletto in più. Anzitutto dovrebbe scomparire l’anonimato per chi emerge e per coloro che hanno aiutato la fuga dei capitali italiani all’estero. L’aliquota comprensiva di sanzioni dovrebbe essere fissata intorno al 12%, mentre dovrebbe restare la depenalizzazione dei reati tributari commessi. Ma proprio
la perdita dell’anonimato e le aliquote più elevate rispetto al 5% dell’era Tremonti potrebbe decretare l’insuccesso dell’operazione e trasformandola in un condono ad uso di pochi contribuenti super ricchi.

Per rendere più accettabile l’operazione il governo la inquadrerà sotto il cappello dell’Ocse. L’attenzione si concentra soprattutto sui capitali detenuti in Svizzera dove si ipotizza una presenza compresa fra 120 e 180 miliardi di euro su conti segreti di molte decine di migliaia di italiani. I segnali che qualcosa si stia muovendo sono molteplici. Ne ha parlato il premier Letta in una intervista a Sky, subito seguito dal direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera durante un convegno tenuto alcuni giorni fa a Pavia al quale ha partecipato anche il super esperto in condoni e scudi Giulio Tremonti. Ma l’accenno più esplicito è arrivato proprio dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, cha dopo aver incontrato la consigliera federale della Svizzera Eveline Widmer-Schlumpf ha sottolineato che nella legge di stabilità ”ci sono fonti di finanziamento non quantificate ma che potranno dare un contributo importante come la normativa sul rientro dei capitali”. Il Governo punta ad incassare circa 5 miliardi di euro il primo anno e circa 300 milioni l’anno a regime.

Aliquota del 12%. Chi decide di aderire dovrebbe pagare intorno al 12% tra imposta sostitutiva e sanzioni, che saranno applicate al minimo consentito. Si tratta in ogni caso, considerando anche la perdita dell’anonimato, di condizioni estremamente convenienti per chi detiene illecitamente capitali in Svizzera. Si pagherà meno di quanto si paga in altri paesi, come Austria e Gran Bretagna ma che, a differenza di quanto prevedono gli accordi stipulati altrove, implica anche la perdita dell’anonimato per i correntisti che fraudolentemente hanno portato i loro soldi oltre confine e anche per coloro che i suddetti correntisti hanno aiutato, cioè commercialisti e simili che “l’espatrio” hanno organizzato.

Lo scudo del 2010. Nell’ultimo scudo di Giulio Tremonti l’aliquota per mettersi in regola era stata fra il 5% e il 7%. Prevedeva un’aliquota al 5% fino a febbraio 2010, del 6% da febbraio ad aprile, e del 7% da aprile 2010, e fece incassare altri 5,6 miliardi all’erario. Alcune cose sono cambiate da allora, molte banche svizzere oggi preferiscono clienti che siano regolarmente registrati, per difendere la propria reputazione.

Negli altri Paesi. Negli accordi appena conclusi dalla Svizzera con Gran Bretagna, Austria e Germania invece il prelievo fluttua fra il 15 e il 25% del capitale detenuto all’estero, benché in quel caso il contribuente resti anonimo e non c’è quella che di fatto è la delazione al fisco del consulente che lo ha fatto evadere.

Nulla viene detto, almeno per ora, sul trattamento dell’evasione a monte, cioé dell’evasione che ha consentito di creare la “provvista” all’estero.

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