Nel documento il sindacato sostiene la necessità di una maggiore progressività: il peso del prelievo va spostato dai redditi fissi alle ricchezze improduttive.
Creare nuovi posti di lavoro, mettendo al centro il territorio, riqualificando industria e servizi, riformando Pa e welfare, per dare senso all’intervento pubblico come motore dell’economia. Difendere il lavoro nei settori più tradizionali, come l’agricoltura, l’industria e il terziario. Il tutto sostenuto da una radicale riforma fiscale. Sono questi i principali obiettivi contenuti nel “Piano del Lavoro – Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese” della Cgil presentato oggi a Roma. Un piano che mette al centro il lavoro, ma che inevitabilmente trascina con sé anche il tema fiscale. La Cgil, infatti, sostiene la necessità di una riforma del fisco fondata su una maggiore progressività, spostando il peso del prelievo dai redditi fissi alle ricchezze improduttive e parassitarie, su una maggiore imposizione sulle transazioni finanziarie a carattere speculativo, sulle grandi ricchezze e rendite finanziarie, riequilibrando il prelievo e il carico fiscale a vantaggio del lavoro e della produzione di beni e servizi.Lotta all’evasione. Nel dettaglio la proposta prevede innanzitutto un piano strutturale di lotta preventiva all’evasione/elusione fiscale e contributiva e al sommerso. Nel documento si legge che è possibile “programmare una riduzione dell’evasione fiscale e contributiva del 10% nel 2014 e del 20% nel 2015, anche prevedendo specifiche e vincolanti poste di Bilancio all’interno delle leggi di finanza pubblica”.
Introduzione Imposta strutturale sulle grandi ricchezze al posto dell’Imu. Il secondo passaggio prevede l’introduzione dell’Imposta strutturale sulle Grandi Ricchezze (Igr), a sostituzione dell’Imu; ma anche la necessità di rendere più efficace la Tassa sulle Transazioni Finanziarie internazionali (Ttf), soprattutto per ridurre drasticamente la speculazione finanziaria di breve durata (quella che mette in difficoltà anche i debiti sovrani), che per sua natura ha bisogno di fare molti movimenti finanziari, e liberare risorse per gli investimenti “reali”, che generano crescita e occupazione.
Aumento imposizione rendite finanziarie. Un ulteriore punto riguarda una proposta di alternativa all’aumento dell’Iva previsto dal Governo che, si legge nel documeto, “ha un carattere regressivo e fa crescere l’inflazione”. Per evitare questo secondo la Cgil, è possibile aumentare l’imposizione sulle rendite finanziarie (ora al 20%, esclusi titoli pubblici), ancora al di sotto della media effettiva europea. E’ bene inoltre, secondo il sindacato, introdurre tasse ambientali coerenti con l’indicazione europea in base alla quale “chi inquina, paga” (emissioni CO2, produzione di rifiuti tossici, consumo di combustibili fossili) e con la previsione di dinamiche premianti.
Proposte di revisione della struttura dell’Ire. Su questo punto la Cgil torna a presentare alcune proposte già note, fra cui l’innalzamento e l’unificazione delle attuali quote esenti per i redditi da lavoro e da pensione; una correzione della curva in senso maggiormente progressivo partendo dalla riduzione della prima aliquota dal 23% al 20% e della terza dal 38% al 36%; l’incremento e la linearizzazione della detrazione da lavoro dipendente e l’uniformità della detrazione da pensione a quella del lavoro dipendente; la costituzione di uno strumento di sostegno unico per le famiglie anche anagrafiche con figli che integri gli attuali Assegni per il Nucleo Familiare e le detrazioni Irpef per figli a carico; un bonus fiscale per coloro che non sono in grado di usufruire appieno delle detrazioni.