Il gruppo Kering, titolare tra gli altri del marchio Gucci, ha definito il 9 maggio scorso con l’Agenzia delle Entrate alcune contestazioni mosse alla propria controllata svizzera Luxury Goods International S.A. (LGI). “La definizione comporterà il pagamento di una maggiore imposta pari a 897 milioni di euro – spiega la società – oltre a sanzioni e interessi per un totale pari a 1,25 miliardi di euro”. Si tratta della più alta somma versata all’erario italiano per accordi del genere.
La Guardia di finanza aveva contestato al gruppo francese del lusso, controllato dal miliardario Francois-Henry Pinault, una presunta evasione fiscale da circa 1,4 miliardi di euro con ricavi non dichiarati per 14,5 miliardi. Nella definizione della controversia è stata riconosciuta sia l’esistenza di una stabile organizzazione in Italia nel periodo 2011-2017, sia i prezzi di trasferimento praticati da Lgi nel medesimo periodo con la consociata italiana Guccio Gucci Spa e contestati dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano.
Ecco le maggiori definizioni messe a segno negli ultimi tempi dall’Amministrazione finanziaria:
A novembre 2018 l’Agenzia delle Entrate e Facebook siglano l’accertamento con adesione per chiudere la controversia relativa alle indagini fiscali condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, relative al periodo tra il 2010 e il 2016.
Il percorso di definizione tra Agenzia delle Entrate e Facebook si è basato su una parziale riconfigurazione delle contestazioni iniziali, senza alcuna riduzione degli importi contestati, e darà luogo ad un pagamento di oltre 100 milioni di euro complessivamente riferibili a Facebook Italy S.r.l..
Mediolanum
A fine 2018 il Gruppo Mediolanum ha siglato con l’Agenzia delle Entrate l’accertamento con adesione relativo a contestazioni che hanno interessato i rapporti con la controllata Mediolanum International Funds Limited. Il percorso di adesione si è basato su una riconfigurazione delle iniziali contestazioni di esterovestizione, definendo la questione sul piano della rideterminazione dei prezzi di trasferimento per le annualità dal 2010 al 2013 e ha dato luogo a un pagamento di 79 milioni da parte del gruppo.
Nel 2017 l’Agenzia delle Entrate e Google hanno siglato un accertamento con adesione per gli anni di imposta compresi tra i il 2009 e il 2013. In base all’adesione, Google ha accettato di pagare oltre 306 milioni di euro, comprensivi anche degli importi riferibili al biennio 2014 e 2015 e a un vecchio contenzioso relativo al periodo 2002-2006. Gli importi sono complessivamente riferibili sia a Google Italy che a Google Ireland.
Amazon
A fine 2017, l’Agenzia delle Entrate e Amazon hanno siglato un accertamento con adesione per gli anni di imposta compresi tra il 2011 e il 2015. In questo caso, Amazon ha accettato di pagare 100 milioni di euro. Gli importi sono riferibili sia ad Amazon EU S.ar.l che ad Amazon Italia Services srl.
Apple
Alla fine del 2015 la Apple ha pagato al Fisco italiano 318 milioni di euro, l’intera somma contestata dall’Agenzia delle Entrate, a seguito di una complessa indagine condotta, in particolare, dal nucleo antifrode e dall’Ufficio Grandi contribuenti. La società di Cupertino ha, infatti, siglato un accertamento con adesione accettando tutti i rilievi formulati dall’Amministrazione italiana, creando un precedente importante a livello internazionale. La notizia di questo accordo ha fatto il giro del mondo e il successo del Fisco italiano ha trovato spazio anche sulle pagine del Financial Times, del Telegraph e del Guardian, di El Pais, di Le Monde, del Times e del New York Times che scrive “è la prima volta che un singolo Paese europeo si focalizza sulla struttura fiscale complessa della società”.