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domenica 13 Luglio 2025
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Delega fiscale, norma salva Berlusconi frutto del patto del Nazareno

La norma per annullare la condanna di Berlusconi per frode fiscale sembra sempre più frutto del patto del Nazzareno. Nel testo predisposto dalla commissione Gallo e consegnato al ministro Padoan l’articolo 19 bis non compariva.

L’idea di presentarlo alla vigilia di Natale, al riparo dal clamore mediatico, avrebbe dovuto fare insospettire. Perché oltre alle soglie di punibilità triplicate per i reati fiscali, con effetti mortiferi sull’intero sistema sanzionatorio tributario, nel decreto legislativo sul Fisco varato dal Governo Renzi c’è pure un condono ad personam per Silvio Berlusconi. Il ‘regalo’ di Natale sta tutto nell’articolo 19-bis, alla voce “causa di esclusione della punibilità” per i reati tributari: in pratica l’evasione fiscale non è perseguibile se essa è pari o inferiore al 3% del reddito dichiarato. E il caso, o la dubbia coincidenza, vuole che proprio l’ex premier ne sia il primo beneficiario: condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset, il leader di Fi potrebbe vedere la sentenza a suo carico decaduta e, con essa, anche le pene accessorie, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici per due anni.

 

Un ritorno all’agibilità politica che avrebbe consentito a Berlusconi di tornare in corsa in vista delle prossime elezioni politiche. Avrebbe, però. Perché dopo lo scoppio del ‘caso’, Palazzo Chigi ha ordinato il dietrofront: nessuno sa chi ha inserito l’articolo, ma per evitare ulteriori polemiche si rivede il testo e, per l’approvazione, se ne riparla dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Possibile, a questo punto, che il decreto finisca su un binario morto o venga radicalmente corretto.

Il 19-bis. L’articolo in questione esclude la punibilità per i reati tributari “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3 per cento del reddito imponibile dichiarato” oppure quando l’Iva evasa non supera del 3% l’Iva dichiarata. In sostanza, chi rientra in questo range di “evasione tollerata” paga una sanzione doppia, ma non rischia procedimenti penali. È il caso del patron di Mediaset, condannato per avere evaso al Fisco 4,9 milioni su un reddito dichiarato di 397 milioni di euro nel 2002 e 2,4 milioni su 312 nel 2003 (pari, rispettivamente, all’1,23% e allo 0,7%). Se il 19-bis venisse approvato, il reato si considererebbe estinto, e l’ex premier potrebbe richiedere la decadenza del provvedimento giurisdizionale sulla base del principio penalistico del “favor rei”, secondo il quale “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”.

In cerca d’autore. Intanto, la ‘manina lesta’ che ha inserito l’articolo nel decreto è ancora nell’ombra. I dirigenti del Mef schivano ogni responsabilità, e per voce del sottosegretario al Tesoro Enrico Zanetti assicurano che la norma, comunque non estesa anche al reato di frode, era stata vagliata ma poi bocciata. La commissione presieduta dall’ex presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo ha fatto sapere per bocca dello stesso presidente che nel testo consegnato al ministro Padoan la norma che introduce la non punibilità per l’evasione sotto il 3% dell’imponibile dichiarato non c’era. Una misura, ha precisato Galllo, “tecnicamente errata”. I dubbi si concentrano sul dipartimento per gli Affari giuridici della presidenza del Consiglio, da cui passano tutti i decreti e i provvedimenti del Governo, alla cui testa c’è Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze e braccio destro di Renzi. Difficile che non abbia visto; inquietante se non se ne fosse accorta. Per questo il 19-bis sembra essere più un pegno da pagare a Berlusconi in vista delle prossime tappe: Italicum ed elezione del Capo dello stato. Queste almeno potevano essere le intenzioni: tra soglie di punibilità, sanatorie individuali e previsioni di consistenti perdite in termini di gettito, il testo è tornato di corsa al Tesoro per la riscrittura. Ma ormai la frittata, quantomeno mediatica, è fatta.

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