back to top
martedì 17 Giugno 2025
spot_img
spot_img

Evasione fiscale, effetto split payment e fatturazione elettronica sull’Iva

Nell’arco temporale 2014-2019, le serie storiche del recupero di gettito dell’Iva  presentano una dinamica positiva, sospinta presumibilmente dall’introduzione nel 2015 e dall’allargamento nel 2017 dello split payment e della fatturazione elettronica nel 2019. Mentre la propensione al gap nel 2019 appare in aumento, rispetto all’anno precedente, per le imposte dirette dei redditi da lavoro autonomo e d’impresa: +2,4 punti percentuali nel caso dell’Irpef e +1,4 punti percentuali nel caso dell’Ires. La propensione al gap delle accise risulta, ad oggi, in incremento di due punti percentuali. Sono queste le principali tendenze nell’ambito dell’evasione fiscale registrate nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza per il 2021, elaborata dal Mef. La propensione all’evasione fiscale, che aveva registrato un calo tra il 2014 e il 2018, rialza la testa nel 2019.

Nell’arco del periodo compreso tra il 2014 e il 2018, infatti, il tax gap si è ridotto in termini assoluti di circa 6,7 miliardi e la propensione al gap, pari al rapporto tra il tax gap e il gettito potenziale per la parte dovuta al mancato pagamento delle imposte al netto della Tasi, si è ridotta di circa 2,9 punti percentuali. Più in particolare il tax gap complessivo del 2018, anche dopo le revisioni intervenute nelle serie storiche, si riduce in valore assoluto di circa 5,3 miliardi tra il 2017 e il 2018. L’ammontare complessivo del tax gap, fiscale e contributivo, si assesta quindi nel 2018 a poco meno di 103 miliardi. Inoltre, la riduzione della propensione al gap tra il 2017 ed il 2018 è di 1,7 punti percentuali, e fa seguito ad una sostanziale stabilità nel triennio 2015- 2017 e ad una riduzione ulteriore di un punto percentuale tra il 2014 e il 2015.

Tale riduzione è derivata soprattutto da una forte riduzione del gap dell’Iva (quasi 4 miliardi), dell’Ires (circa 2,7 miliardi) e dell’Irap (circa 2,6 miliardi). In controtendenza, invece, si segnalano un aumento del gap dell’Irpef, sia per la componente lavoro autonomo e impresa (di circa 1,6 miliardi) sia per la componente di lavoro irregolare (di circa 500 milioni). Per l’Irpef dei lavoratori autonomi e delle imprese).  il tax gap mostra una tendenza all’aumento per tutto l’arco tra il 2014 e il 2018. 

Come noto, le stime del sommerso economico, che è una delle componenti dell’economia non osservata, non consentono di quantificare direttamente le entrate complessivamente sottratte alla finanza pubblica dall’evasione fiscale e contributiva. Per questa ragione come indicatore dell’evasione viene utilizzato il tax gap, che si pone l’obiettivo di misurare l’impatto del mancato adempimento degli obblighi di dichiarazione e versamento delle principali imposte e dei contributi.

Le componenti più rilevanti dell’economia sommersa sono quelle legate alla correzione della sotto-dichiarazione del valore aggiunto e all’impiego di lavoro irregolare. Nel 2018, esse generano, rispettivamente, il 49,7% e il 41,3% del valore aggiunto complessivo attribuito all’Economia sommersa. Meno rilevante, ancorché significativo (9%), è il contributo delle altre componenti (mance, fitti “in nero” e integrazione domanda-offerta).

Fra il 2015 e il 2018, la distribuzione dell’Economia sommersa per settore di attività economica non ha subito variazioni di rilievo. La sua incidenza sul valore aggiunto complessivo risulta particolarmente elevata nel settore terziario, e in particolare nelle Altre attività dei servizi, dove nel 2018 si attesta al 36,4%, nel commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (22,8 %), nelle costruzioni (22,7%) e nelle attività professionali, scientifiche, tecniche (13,8%). Meno rilevante è il peso del sommerso nelle attività immobiliari (4,5%) e in quelle finanziarie e assicurative (3,1%), in cui il sommerso è generato solo dalle attività ausiliare dell’intermediazione finanziaria. Nel settore Amministrazione pubblica, difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale, infine, l’incidenza del sommerso è pari al 4,8% ed è completamente ascrivibile all’attività di produzione per il mercato dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale.

La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia non osservata è massimo, con il 21,3% del valore aggiunto complessivo; l’incidenza più bassa si registra invece nella Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen (8,4%). Puglia (8,9%), Molise e Marche (entrambe 8,2%) presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato; le quote più basse si registrano invece nella Provincia autonoma di Bolzano-Bozen (2,8%) e nella Provincia Autonoma di Trento (3,7%). Il peso del sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare è particolarmente elevato in Calabria (9,8% del valore aggiunto) e Campania (8,5%), le quote più contenute sono quelle osservate in Lombardia (3,6%) e Veneto (3,7%).

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Nella stessa categoria

Rubriche