Il governo mostra di voler stringere i tempi nel varo degli interventi annunciati sul sistema fiscale. I primi provvedimenti potrebbero vedere la luce già entro questo mese di Marzo, spiegano ai media gli esponenti dell’esecutivo impegnati su questo fronte.
Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare.
Irpef
Attualmente per i lavoratori dipendenti, i pensionati e gli autonomi con un fatturato maggiore di 85mila euro l’impianto delle aliquote è di tipo progressivo, ovvero all’aumentare dei redditi, si deve pagare una quota maggiore. Tuttavia, il nuovo governo vuole proseguire con una riduzione del numero degli scaglioni, con l’obiettivo ultimo di estendere la “tassa piatta” a tutti i lavoratori. Si ipotizza che questo sistema cambierà con una riduzione ulteriore a tre aliquote:
- redditi fino a 15mila euro: aliquota al 23%;
- redditi da 15mila a 50mila euro: aliquota al 27%;
- redditi superiori a 50mila euro: aliquota al 43%.
Questa revisione andrebbe ad accorpare due scaglioni, quelli centrali: (redditi da 15mila a 28mila euro con aliquota Irpef al 25% e da 28mila a 50mila euro con aliquota al 35%) sotto un’unica aliquota al 27%. Il nuovo meccanismo garantirebbe quindi un corposo risparmio a chi precedentemente si trovava con redditi tra 28mila e 50mila euro e un incremento di imposta per i contribuenti che ricadono nel vecchio scaglione tra 15mila e 28mila euro.
Queste percentuali sono attualmente le più accreditate, ma ci sono anche altre ipotesi, come quella di introdurre una aliquota più vantaggiosa, al 20%, per coloro che attualmente si trovano tra i primi due scaglioni. Si parla anche dell’ipotesi di una nuova flat tax allargata, per la quale però si attendono ancora conferme.
Iva
Si ipotizza l’introduzione di una aliquota Iva pari a zero per alcuni prodotti primari, ma al momento ancora non si conoscono i beni per cui verrà applicata. Nel frattempo, questa imposta potrebbe cambiare anche per alcuni beni alimentari, per i quali si sta ipotizzando un riordino in modo tale da armonizzare le attuali aliquote.
Tassazione delle imprese
Si parla di una diminuzione dell’aliquota dell’Ires attualmente al 24% per le aziende che investono in beni strumentali e per lo sviluppo.
Anche l’Irap verrà presa in considerazione nella riforma del fisco puntando a una sua completa abolizione.
Per le imprese arriveranno anche alcune importanti novità a livello di controlli e versamenti. Il governo infatti aveva annunciato la volontà di intervenire con il meccanismo del concordato preventivo.
Con questo strumento gli enti preposti ai controlli fiscali potrebbero stimare il reddito annuo delle imprese (solo quelle di piccole e medie dimensioni), proponendo loro una imposta uguale per due anni consecutivi.
In caso di guadagni aggiuntivi, il fisco non chiederebbe ulteriori somme, e non andrebbe ad applicare ulteriori controlli. La scelta di aderire o meno a questo strumento sarebbe comunque delle imprese.
Per le grandi società invece il governo aveva ipotizzato una maggiore applicazione della “cooperative compliance”, ovvero il confronto preventivo tra imprese e fisco sul pagamento delle imposte.
Famiglie
l’obiettivo del governo è di un riordino e di una riduzione delle detrazioni e delle deduzioni presenti attualmente nel sistema e di calcolare le imposte da versare in base al nucleo familiare.
Il quoziente familiare quindi terrà conto dei redditi di tutti i componenti della famiglia per l’applicazione delle imposte.
Come finanziare gli interventi
Per applicare la riforma fiscale come programmato, il governo deve recuperare da qualche parte del bilancio le ingenti risorse necessarie con tagli o maggiori imposte, mentre il recupero dell’evasione fiscale rimarrebbe affidato alle rottamazioni e alle riduzioni di imposte per alcune categorie.
Nell’ottica del governo si pensa di risparmiare sul finanziamento di altre misure, ad esempio sui diversi bonus introdotti precedentemente.
Per i bonus nell’edilizia il governo ha già deciso uno stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per ridurre la platea dei contribuenti (di fatto quelli con meno reddito dichiarato o un Isee basso) che possono accedere a questi finanziamenti. Sotto la mannaia di Meloni è già caduto il reddito di cittadinanza.