Exor e la Giovanni Agnelli Bv pagheranno all’Agenzia delle Entrate un assegno complessivo di 949 milioni di euro per chiudere un contenzioso fiscale relativo alla ridomiciliazione del gruppo in Olanda. Nel 2016, spiegano alla multinazionale, Exor ha deciso di trasferire la domiciliazione nel paese dei tulipani e delle finanziarie offshore perché olandese era già la residenza di molte delle società controllate, come Cnh Industrial, Fiat-Fca e Ferrari. Anche Stellantis nel 2021 ha scelto l’Olanda per la sua residenza. Una scelta, spiega Exor “dovuta all’esigenza dii armonizzazione i sistemi di governance e di regole del diritto societario, non di convenienza fiscale: il trattamento fiscale sulle plusvalenze è praticamente uguale in Italia e in Olanda”. “Per evitare un lungo e costoso contenzioso tributario” Exor ha scelto quindi di sottoscrivere l’accordo e di pagare quanto pattuito, “pur rimanendo del tutto convinta di aver agito correttamente e rivendicando di non aver violato alcuna norma in tema di exit tax”. A confermare questa interpretazione della holding c’è il fatto che l’Agenzia delle Entrate non ha comminato alcuna sanzione a fronte della contestazione sollevata: l’ammontare pagato dalle due società per l’Exit Tax corrisponde solo al ricalcolo del maggiore imponibile e ai relativi interessi. La Exit Tax è a tutti gli effetti una imposta “una-tantum” e non si ripeterà: ora Exor è coperta dai sistemi legali e tributari olandesi, stabili e privi di zone grigie interpretative, e non esistono ulteriori pendenze fiscali in Italia. La cifra pagata da Exor corrisponde a circa il 2,5% del suo valore, circa 30 miliardi di euro.
La controllante Giovanni Agnelli Bv, a cui fa capo il 52% del capitale di Exor e l’85% dei diritti di voto in virtù del voto multiplo concesso in Olanda agli azionisti di lungo periodo, contribuirà pagando all’agenzia delle Entrate 203 milioni, di cui 28 milioni per interessi. In particolare, ad avviso delle Entrate, non era applicabile alle operazioni realizzate il regime della participation exemption (Pex). Un regime in base al quale le plusvalenze sul valore delle partecipazioni erano state esentate e dunque escluse dal reddito imponibile ai fini della determinazione dell’exit tax nella misura del 95% del loro importo. Un’impostazione che il Fisco non ha condiviso, ritenendo invece che si applicasse il regime ordinario con una tassazione, quindi, più elevata. Nel comunicato con cui ha dato notizia dell’accordo, Exor cita il principio di diritto 10/2021 diffuso l’11 maggio dello scorso anno che stabilisce “l’inapplicabilità della Pex nei casi in cui una holding trasferisca la sua residenza fiscale all’estero senza mantenere una stabile organizzazione in Italia”. Da qui, secondo la ricostruzione di Exor, è scaturita “una complessa vicenda interpretativa riguardante l’applicazione della normativa Pex sui fatti del 2016”. Un principio di diritto che l’Agenzia ha ritenuto in linea di continuità con quanto già sostenuto in una precedente circolare del 2006 (la 6/E), invocando il principio di unitarietà nella determinazione della plusvalenza. L’esborso, assicura Exor, non modifica la sua strategia di investimento e di sviluppo, che continuerà come previsto. Tanto più che a breve la cessione di Partner Re porterà a 10 miliardi di euro la liquidità da destinare a nuovi investimenti e che contemporaneamente il governo ha destinato un miliardo di euro l’anno al sostegno della riconversione ecologica del settore dell’automotive. L’intesa per la vendita miliardaria di Partner Re al gruppo francese prevede l’allocazione di 500 milioni per remunerare gli azionisti e altri 500 milioni per ridurre il debito da 4,5 miliardi a 4 miliardi. Con i restanti 9 miliardi di euro, scrive Il Sole 24 Ore, in parte si sosterranno i piani di sviluppo delle partecipate, da Stellantis a Ferrari, Cnh e Iveco, in parte saranno a servizio di nuovi settori e nuove opportunità di investimento. Tra i settori sotto i riflettori, in prima fila sembra prospettarsi il comparto della transizione energetica e della tecnologia a servizio degli investimenti sostenibili. Insieme a questo, sono ritenuti di forte interesse il mondo della sanità e il mondo del lusso. Quanto alla “geografia” su cui sta ragionando Exor, si guarda al mercato europeo e al Nord America, ma anche l’Asia come hanno confermato i recenti investimenti nel lusso. “Più in generale – scrive il quotidiano di Confindustria – la holding punta a replicare la storia di successo di Stellantis, Ferrari o Cnh, capaci di garantire un ritorno per gli azionisti a doppia cifra”.