Riduzione dei posti di lavoro e pressioni da parte di autorità estere. Sono stati questi i temi all’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria dell’Associazione svizzera impiegati di banca (Asib) sezione Ticino, che hanno chiesto alle banche e al governo della confederazione elvetica di non inviare dati dei dipendenti per timore di ripercussioni simili a quelle statunitensi.
Impiegate ed impiegati del settore finanziario hanno appreso dai media, proprio in questi giorni, di preoccupanti richieste di dati da parte delle autorità fiscali italiane direttamente a istituti elvetici – soprattutto in Ticino – volte a ottenere sia informazioni sui clienti sia su consulenti e impiegati in generale che se ne sono occupati, riferisce il sito Laregione.ch “Asib – si legge in una nota – si era già attivata verso le autorità competenti e ieri sera, in occasione dell’assemblea ordinaria tenutasi a Lugano, dopo ampia discussione con i numerosi soci intervenuti (oltre 70 i presenti) e richiesta di intervento in tal senso, conferma l’appello sia nei confronti delle banche affinché i dati dei dipendenti non vengano inviati a Roma, sia nei confronti di Berna: la Confederazione è tenuta ad attivarsi e tutelare maggiormente le banche elvetiche nei confronti di autorità fiscali estere”.
“A tutti va un sentito ringraziamento per l’impegno in prima persona in favore di colleghe e colleghi, che ogni giorno sono confrontati con sfide personali sul posto di lavoro e con rischi collettivi ricorrenti, come quelli evocati in relazione alle richieste di dati provenienti prima dagli Usa e oggi in particolare dall’Italia”, si conclude nella nota.