Si è concluso un nuovo round del contenzioso tra Dolce&Gabbana, casa di moda milanese che fa capo a Domenico Dolce e Stefano Gabbana, e il Fisco. Questa volta, però, la Cassazione ha dato ragione ai due stilisti: con le sentenze 33234/2018 e 33235/2018, infatti, ha accolto il ricorso e annullato con rinvio le pronunce della Ctr Lombardia 86/27/11 e 87/27/11 del 28 giugno 2011. Affermando, di conseguenza, che la posizione della società lussemburghese Gado Sàrl, poi Dolce&Gabbana Trademarks – accusata di esterovestizione – va riesaminata alla luce dei principi del diritto comunitario sulla libertà di stabilimento.
Le origini della disputa tra Dolce&Gabbana, società che oggi registra ricavi per oltre 1,3 miliardi di euro, e l’agenzia delle Entrate, risalgono al 2004 e coinvolgono la Gado Sàrl (poi Gado Srl, ridenominata Dolce&Gabbana Trademarks) alla quale fu concesso con contratto di licenza il diritto esclusivo di sfruttamento delle royalties della casa madre italiana.