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martedì 17 Giugno 2025
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Evasione fiscale, Dolce e Gabbana condannati a un anno e 8 mesi

Non hanno dichiarato le tasse sulle royalties per circa un miliardo di euro. Gli stilisti negano ogni addebito e annunciano ricorso.

Un anno e otto mesi di reclusione per omessa dichiarazione dei redditi. Questa la sentenza emessa dal tribunale di Milano nei confronti degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Entrambi sono stati invece assolti, perché il fatto non sussiste, dal reato di dichiarazione infedele. Ai due imputati è stata concessa la sospensione condizionale. Il pm aveva chiesto una condanna a due anni e mezzo. I due fondatori della multinazionale della moda, dovranno anche risarcire, assieme ad altri imputati, di 500mila euro l’agenzia delle Entrate, costituita parte civile nel processo. Altre quattro condanne sono state inflitte ad altrettanti imputati, tra i quali il fratello dello stilista, Alfonso Dolce, e altri manager, tutti sotto i due anni e con la sospensione condizionale della pena. Un imputato invece, Antoine Noella, è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”.

L’accusa. Domenico Dolce e Stefano Gabbana avrebbero messo in atto una “frode fiscale sofisticata”, certificata da “prove granitiche”. Secondo l’accusa, i due fondatori della multinazionale della moda avrebbero costituito nel 2004 una società in Lussemburgo, la Gado, proprietaria di due marchi del gruppo e di fatto gestita in Italia, per ottenere vantaggi fiscali. L’accusa parla di una presunta evasione fiscale da circa un miliardo di euro. In sostanza, agli stilisti era contestata un’operazione di esterovestizione. Tuttavia il reato riconosciuto dal giudice alla sentenza di condanna è relativo a circa 200 milioni di imponibile e non alla parte rimanente, di circa 800 milioni di euro della contestazione, per cui è arrivata l’assoluzione nel merito. A marzo, la Commissione tributaria aveva confermato in secondo grado la maxi-sanzione da 343 milioni di euro a carico di Dolce e Gabbana per l’evasione fiscale.

Gli stilisti annunciano ricorso. “Leggeremo le motivazioni e impugneremo in appello”, ha detto uno degli avvocati difensori dei due stilisti, Massimo Dinoia, che prima della sentenza in aula aveva parlato di “paradosso dei paradossi”, commentando la condanna perché “non è possibile che un cittadino paghi di tasse il doppio di quanto guadagna”.

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