Anche nella nostra pagina web vogliamo aprire una finestra sul tema dell’etica, che raccolga idee, riflessioni e opinioni, per un confronto aperto, per valorizzare o semplicemente far conoscere il pensiero di quanti in silenzio sopportano o subiscono, mentre vorrebbero contribuire al bene comune. Non si parlerà mai abbastanza di etica, soprattutto per quel che concerne la Pa che è sempre in contatto con situazioni complesse da gestire e dove valori quali l’indipendenza, l’autonomia e anche la lealtà ai principi costituzionali sono fondamentali.
I cittadini reclamano una Pa sempre più efficiente, ma anche rispettosa di valori. Un clima di sfiducia serpeggia nel paese e se le inchieste da un lato segnano un punto a favore della lotta alla corruzione, dall’altro aumentano la sfiducia, soprattutto, in quanto non si vedono rimedi. Spesso dipendenti pubblici o professionisti nonostante fatti che trovano puntuali riscontri, che fanno emergere irregolarità, restano al loro posto e spesso continuano imperterriti a tenere un comportamento che talora non è neppure illecito, ma inopportuno per la posizione o la funzione svolta dal funzionario. Se non abbiamo perso gli anticorpi contro le illiceità e l’incongruenza dei comportamenti, abbiamo perso la capacità di arrabbiarci e conseguentemente di reagire.
Ma la situazione è ancora più grave, in quanto da un lato contestiamo comportamenti indegni di una società civile, dall’altro quanti sono immuni dal cercare scorciatoie per non pagar tasse, per non pagar multe, per aver autorizzazioni. Fin qui sembra una pagina di sfogo di un cittadino arrabbiato o un funzionario deluso. Cerchiamo,invece, di lanciare un messaggio sia ai dipendenti pubblici che ai professionisti, che tanta parte hanno nell’intermediazione tra cittadino e pubblico dipendente. Perché non sottoscriviamo, aldilà dei codici deontologici, interni a ciascuna organizzazione, un codice etico condiviso, sulla traccia di quello qui riportato? Vediamo se questa idea ha un seguito tra quanti sia nella Pa sia tra i professionisti credono che siamo tutti dalla stessa parte, che esiste un paese sano che crede ancora nel rispetto e nell’onore, che siamo capaci di portare i vertici della Pa e degli ordini professionali a metterci la faccia e ad impegnarsi a sottoscrivere un codice etico condiviso.
Che a fronte delle violazioni ai codici deontologici vengano definite sanzioni reali, che siano effettivamente e rapidamente applicate! Ne va della credibilità di tutti verso un popolo stanco di sentirsi suddito o peggio che sta scivolando nella logica di una “ servitù volontaria”, come ha acutamente osservato uno studioso. Invece, c’è bisogno di trasparenza , vero antidoto alla corruzione, e correttezza per assicurare il “buon andamento” del vivere all’interno della comunità nazionale. Cerchiamo di essere ancora uomini liberi e non cortigiani , impiegati, funzionari, dirigenti, professionisti che siano al servizio della res publica con lealtà e correttezza. Sarebbe già un buon inizio ritrovarsi sulla charta etica.
Charta Etica
Premesso che la collaborazione tra la Pubblica Amministrazione e le professioni firmatarie della presente carta è un’ esigenza di buona amministrazione;
che ciascuno nel proprio ambito, ha enunciato attraverso i codici deontologici alcuni principi – aldilà delle regole codificate in norme- imponendo agli appartenenti al gruppo il rispetto dei comportamenti in tal modo individuati;
che tali principi sono stati oggetto di elaborazioni di regole comportamentali che sono definite di “deontologia professionale”, proprio per indicare determinati doveri in rapporto a particolari situazioni sociali; che a fronte della crescente domanda di regole capaci di determinare i limiti e le condizioni della prassi in particolari contesti, che hanno enorme impatto sociale, vi è la richiesta di adeguatezza dei comportamenti, correttezza e lealtà; che i codici etici della Pubblica Amministrazione e degli ordini professionali evidenziano molti punti di contatto, per quanto concerne i principi ed i valori che li ispirano.
Viene sottoscritta la presente carta, con le quale le categorie affermano l’importanza della responsabilità etico-sociale della missione istituzionale, in quanto elemento essenziale per mantenere forte e vitale il rapporto fiduciario con tutti i portatori d’interesse che interagiscono con i soggetti che si rifanno ai principi del presente codice etico.
Art.1 Indipendenza e Imparzialità
A) Principi generali Gli appartenenti agli enti firmatari devono conformare la propria condotta professionale al rigoroso rispetto dei principi della indipendenza e della imparzialità evitando ogni influenza di carattere personale sul loro operare ed ogni interferenza tra attività istituzionale, professione ed altri affari. Non è ammissibile qualunque forma di ingerenza da parte di ciascuno degli enti firmatari nell’organizzazione e funzionamento delle strutture degli altri soggetti sottoscrittori. Ugualmente nella vita privata devono evitare situazioni che possano pregiudicare il rispetto dei suddetti principi;
B) Rapporti dei professionisti con gli uffici pubblici e le istituzioni Nei rapporti con gli uffici pubblici e le istituzioni, il professionista deve comportarsi secondo i principi di indipendenza e di rispetto delle rispettive funzioni ed attribuzioni. In particolare, nei rapporti con gli uffici pubblici e con le istituzioni è tenuto : a) a rispettare le funzioni che le persone preposte sono chiamate ad esercitare, offrendo se necessario, la propria disinteressata collaborazione nel limite della chiara distinzione delle rispettive competenze e attribuzioni; ed a pretendere nel contempo da essi la puntuale esplicazione dei loro doveri e il rispetto della propria funzione; b) ad astenersi dall’utilizzare in qualunque forma, per lo svolgimento delle pratiche d’ufficio, la collaborazione dei dipendenti degli uffici pubblici e delle istituzioni; e a non trarre vantaggio in alcun modo dai personali rapporti in cui possa trovarsi con essi.
C) Rapporti della Pubblica Amministrazione con gli appartenenti agli Ordini Professionali e in generale con i cittadini. Ai dipendenti pubblici viene chiesto di rispettare la dignità di ogni persona, senza discriminazioni e pregiudizi di sesso, cultura, di ideologia, razza e religione, in quanto nello svolgimento delle funzioni pubbliche nulla deve incidere sull’interpretazione delle norme e sulla valutazione dei fatti. Inoltre, deve essere tenuto un comportamento di equidistanza rispetto ai diversi, anche se potenziali, interessi delle parti. Deve essere tenuto un comportamento disponibile e rispettoso della personalità e della dignità altrui, respingendo ogni pressione, segnalazione, o sollecitazione comunque diretta ad influire indebitamente sui tempi e sui modi del lavoro. Nelle relazioni sociali ed istituzionali non utilizza la sua qualifica al fine di trarne vantaggi personali.
Art. 2 Correttezza e Lealtà
A) Principi generali Tutti i comportamenti devono essere orientati verso il più elevato livello di affidabilità, improntandoli a canoni di onestà, trasparenza, correttezza , collaborazione, equità, lealtà e rispetto reciproco, in modo da corrispondere alle aspettative da parte di tutto il contesto civile, economico ed istituzionale. Viene posto l’impegno di operare con lealtà ed integrità assumendo un atteggiamento onesto e di dirittura morale, oltre a conservare un attaccamento al proprio dovere ma con il rispetto dovuto alla propria ed altrui dignità, nel mantenimento degli obblighi assunti nei rapporti con tutti gli interlocutori. Ciò implica anche un comportamento consone alla dignità ed al decoro della professione o funzione, anche al di fuori dell’esercizio professionale o dell’incarico.
Art. 3 Segretezza e Riservatezza
Obbligo primario fondamentale da mantenere sull’attività prestata e su tutte le informazioni e dei dati personali oggetto di trattamento, di cui si sia venuti a conoscenza in dipendenza del rapporto è il dovere di segretezza e riservatezza. Il pubblico dipendente, in particolare, ha il dovere di non rilevare qualunque informazione, fatto o documento del quale è venuto a conoscenza, in occasione o a causa dello svolgimento delle sue funzioni. Inoltre, il pubblico dipendente è obbligato a tutelare il segreto d’ufficio, la cui rivelazione potrebbe danneggiare il normale svolgimento delle funzioni o la reputazione dell’amministrazione di appartenenza.
Art. 4 Lotta alla corruzione
E’ impegno di tutti a mettere in atto tutte le misure necessarie a prevenire ed evitare fenomeni di corruzione.