Dalla comparazione emergono altri due rilevanti aspetti: il primo riguarda la base imponibile e il secondo il valore delle aliquote applicate. Per quanto riguarda la determinazione dell’imponibile a base del calcolo dell’imposta progressiva si rileva che non concorrono alla formazione della nostra, rispetto alle altre, i redditi derivanti da attività finanziarie sottoposti, tranne pochissime eccezioni, a ritenuta alla fonte forfetaria a titolo definitivo. C’è anche da rilevare che mentre negli altri paesi si cerca di far rientrare all’interno dell’imposizione progressiva qualsiasi tipologia di reddito, in Italia, al contrario, l’imposta sostitutiva è stata estesa agli affitti degli immobili (cedolare secca) e ai contribuenti all’inizio della loro attività economica (minimi). A questo va aggiunto che gran parte del lavoro autonomo e dell’impresa artigianale e commerciale in Italia fa riferimento per la determinazione del reddito agli studi di settore, anche questa una specie di forfetizzazione di quanto dichiarare. In merito alle aliquote le nostre risultano in linea con quelle applicate nel Regno Unito e in Spagna. Sono superiori a quelle francesi e sono assai più alte di quelle in vigore negli USA.
Occorre, tuttavia, rilevare che tutti i sistemi in vigore negli altri quattro Paesi prevedono dei consistenti abbattimenti dell’imponibile generalizzati per tutti i contribuenti, in particolare:
– la no tax-area e le agevolazioni personali (personal allowance) nel Regno Unito;
– il minimo personale e familiare in Spagna;
– il quoziente familiare in Francia;
– i quattro diversi metodi di determinare l’imposta negli Stati Uniti.
Anche quantitativamente o meglio in relazione agli sconti d’imposta effettivamente concessi ai contribuenti, infine, il nostro sistema di deduzioni/detrazioni risulta a confronto con quello degli altri paesi esaminati fortemente squilibrato, costoso e in definitiva poco efficace. Nel nostro sistema le detrazioni per carichi di famiglia pesano sull’imposta per il 5,75%, a fronte del quoziente familiare in Francia; del 30% sull’imposta del minimo personale e familiare in Spagna; dei diversi metodi di calcolare l’imposta e dell’11,87% sull’imponibile per familiari a carico negli USA. Non è possibile in quest’ambito il confronto con il Regno Unito dove il sostegno alla famiglia avviene attraverso trasferimenti monetari direttamente alla famiglia. Occorre tuttavia rilevare che il valore del 5,75% va considerato assieme al 21,17% del peso percentuale sull’imposta delle detrazioni per lavoro dipendente, pensione e redditi assimilati. È probabilmente questa percentuale di oltre il 20% sull’imposta che non è in equilibrio con quella delle detrazioni per carichi di famiglia, anche tenendo conto che tutte queste detrazioni, specificità solo italiana, decrescono al crescere del reddito.
Altra peculiarità del nostro sistema è la detraibilità dall’imposta d’una percentuale (nella maggioranza dei casi il 19%) dell’onere sostenuto. Questo meccanismo, seppur equo in quanto garantisce lo stesso sconto per tutti i contribuenti, nella sostanza ha portato ad un proliferare delle spese deducibili, che solo in un caso tra quelle deducibili al 19% (spese sanitarie) superano l’1% dell’imposta. Lo stesso meccanismo della detraibilità con una percentuale del 36% è stato utilizzato per le spese destinate alla ristrutturazione edilizia, esempio di agevolazione che fa scattare il contrasto d’interesse facendo emergere base imponibile. In questo caso il peso della detrazione è piuttosto alto ed è pari allo 0,9% dell’imposta. C’è da chiedersi se effettivamente a fronte d’un costo per lo stato così alto si è registrata effettivamente una riduzione dell’evasione nel settore delle costruzioni edili.
In conclusione la comparazione evidenzia che è necessario ed urgente riorganizzare gradualmente non solo il sistema delle deduzioni/detrazioni, ma l’intera struttura del prelievo della nostra imposta sul reddito delle persone fisiche con interventi che portino ad un ampliamento delle basi reddituali sottoposte ad imposta progressiva, ad uno sfoltimento del sistema di agevolazioni e all’abolizione delle detrazioni decrescenti al crescere del reddito. Nell’ambito del sistema delle deduzioni/detrazioni è anche necessario definire una strategia d’intervento che concentri l’attenzione solo su quei settori sociali ed economici che è produttivo agevolare con il fisco. In quest’ambito sarà necessario, infine, prevedere un riequilibrio della tassazione a favore della famiglia o attraverso il sistema delle deduzioni/detrazioni o attraverso trasferimenti monetari diretti (assegni familiari) o ricorrendo a sistemi differenziati di aliquote, come quello americano. Nel caso si voglia ricorrere per sostenere la famiglia al sistema Usa o a quello francese, il modello USA che prevede l’adozione di tabelle di aliquote differenziate per tipo di dichiarazione (singola, per coppia, per coppia che dichiara separatamente e per singolo con figli) sembra la via più semplice ed efficace per raggiungere l’obiettivo. Più complessa appare l’introduzione nel nostro sistema del quoziente familiare sull’esempio francese.
Si prospetta, pertanto, per il governo politico che verrà eletto nella primavera del 2013 la necessità e l’obbligo di rifondare l’Irpef con un intervento a lungo termine di legislatura.
Oltre a diminuire il peso dell’Irpef sui contribuenti onesti con azioni che aumentino l’adesione spontanea all’obbligo (la “compliance”) e riducano l’area dell’evasione sarà necessario, sulla base anche di quanto emerso da questa comparazione:
– allargare il campo d’azione della progressività;
– sfoltire, mirare e semplificare la concessione delle deduzioni/detrazioni;
– rendere piatte le detrazioni decrescenti al crescere del reddito complessivo;
– stabilire all’interno di ogni tipologia di agevolazione limiti minimi e massimi per usufruirne senza ricorrere a franchigie e tetti generalizzati che rendono iniquo il prelievo;
– riequilibrare il rapporto fra sostegno alla famiglia e all’individuo a favore del primo.
di Lelio Violetti